domenica 1 settembre 2013

IL PERDONO



Nasce da quel ripudio roboante
contro quella rampogna meritata,
che solo vien però da un sicofànte
che mai quell’equità l’ha praticata.


Viene da chi, per farsi i fatti suoi,
l’ha tanto trascurato quel covile,
che sol sporcandoti muovere ti puoi
dopo ch’è diventato un gran porcile.


Da quel che mai l’ha avuto quel rispetto
per quelle leggi che ora fa applicare,
ma a modo suo, lasciando la sanzione
cadere addosso soltanto a chi gli pare.


Sorge dal senso di profondo sdegno
che suscita la sola vista del bestione
che offende e sbraita senza alcun ritegno
quale animale privo di ragione.


Sgorga dall’ingiustizia stessa,
che se ti mette in croce
già lo disse il poeta, anch’essa
infiamma e roca fa la voce.


Me lo son chiesto spesso.
Che non incline sono
a cancellar le offese
a colpi di perdono.


Ma è proprio naturale?
Che indenne se ne vada
quel che ti fa del male?
Senza che nulla accada?


Ma il sangue poi trasuda
e forse la ragione è questa qua,
di preferire alla vendetta cruda
quella gentile magnanimità.


Anche se quel perdono, tanto predicato,
somiglia troppo alla rassegnazione
quando concesso,  non richiesto è stato,
e non conosce chi l’ha avuto, la ragione.


Nessun commento:

Posta un commento