mercoledì 26 novembre 2014

LA GUERRA




Stavo attingendo ai miei pensieri assorto,
quando lungo un sentiero di montagna
d’una stranezza io mi sono accorto.
Fendeva il mio bastone l’aria stagna

di primavera e gli stivali i sassi,
aguzzi e duri sull’erto cammino,
facevan risuonare coi miei passi.
Una dolcezza quieta da bambino

m’aveva avvolto, da leggende antiche,
quando sul lato destro del sentiero
vedo una nera fila di formiche
senza vita, che non mi pare vero.

M’accosto allora per vedere meglio
ed il mio sguardo non è sufficiente
per scorgerne la fine. Se son sveglio,
di chiedermi mi viene allora in mente.

Giacciono morte insieme l’una all’altra
in un silenzio tetro e funerale
ed io mi chiedo quale mente scaltra
possa aver fatto loro tanto male.

A quest’altezza qui, non c’è nessuno
che possa odiare tanto questi insetti
da massacrarli tutti uno ad uno
in mezzo a un bosco, dove son protetti.

Guardando meglio vedo poi spuntare
delle compagne vive un po’ più a valle
che, tutte prese, si danno da fare
a portar via i morti sulle spalle.

Ognuna porta il suo, e in questa azione
mi si rivela il campo di battaglia.
Non vanno nella stessa direzione
ma si dirigon dentro la boscaglia

verso due separate fosche biche.
Adesso finalmente lo capisco
di cosa sono morte le formiche
ed un pensiero trascendente ardisco.

Oh Dio delle creature sballottate
in questa nave tonda alla deriva,
diccelo tu che te le sei create,
perché il cervello nostro non ci arriva:

ci hai messi tutti in questo spazio vuoto,
su questo grumo duro ch’è la terra,
solo per ritornare al tempo immoto
facendo tra di noi sempre la guerra?

mercoledì 19 novembre 2014

COM'ERA PRIMA



Adesso che i poeti fanno a gara
per scrivere senza farsi capire,
avvolti come sono tra le spire
del lirico ermetismo, fonte rara
d’aulici accenti all’intimo sentire,
la vita al Menestrello è meno amara.
Io amo il ritmo, il metro e la fanfara
della rima, che non mi fa fuggire.
Amo un po’ di D’Annunzio, amo Gozzano,
amo Carducci, Pascoli e Leopardi,
Petrarca e Dante con la sua terzina.
Amo il sonetto, anche se pian piano
è stato relegato tra i vegliardi.
Io amo la poesia com’era prima.
E devo ringraziar se la quartina
l’hanno i cantori veri a me lasciata,
essendo che per loro è superata.

giovedì 13 novembre 2014

IL POSTINO


Mi pare giusto che la televisione
ci renda edotti pure sui mestieri.
Ricordo solo quello visto ieri:
Proietti che ritrova il vecchio amore
ora che non fa più il carabiniero,
ma il giornalista bravo al Messaggero.
E pure co’ na palla dentro il cuore.
C’è stato don Matteo, il nonno Lino,
il magistrato ed il questurino,
la segretaria del vecchio industriale
e pure chi, con l’aria assai severa,
la guardia fa, a cavallo, forestale.
La suora abbiamo avuto, la commessa,
il medico girato in ogni salsa,
e infine pure la guardia costiera.
Corretto mi par sia valorizzare
chi vigila indefesso anche sul mare.
Oggi pioveva quando poverino
suona alla porta e se ne va serioso
quell’uomo schivo, che non entra mai,
ed è per questo odiato dal mastino.
Che fa un lavoro ingrato, ma la RAI
non l’ha neanche un po’ considerato.
A quando, eh, la fiction sul postino?

venerdì 7 novembre 2014

L'IMPOTENZA



Feci esami severi.
Ridondanti e leggeri
i giorni s’avvitarono
come gli anni
 nel giro interminabile.
Una forza d’inerzia
insistente e greve
ammassava materia cruda
sulle stanche membra
e lentamente nell’aria lieve
 delle cose invisibili
si consumarono uno ad uno
i bollini dell’esistenza.
Come dire che non provai?
Io seppi subito
il percorso inesorabile
e costante.
Ma non fu nelle mie forze
e non mi fu concesso
fermare quella ruota
anche per un istante.