lunedì 28 luglio 2014

ACCADDE A TOLENTINO


Scatto una foto e un prete in gita sbotta
perché l’affresco della chiesa turba
la vampa luminosa, e mi rimbrotta;
e più mi scuso… più lui mi disturba.

Passa del tempo e dentro la suburba
io vedo sciabolare in una grotta,
d’affreschi piena e d’un’ombra furba,
fasci di luce fredda ininterrotta.

Allora m’avvicino lentamente
a quel che scatta la fotografia
e scopro ch’è lo stesso deficiente,

che sguscia nel vedermi via silente.
Gliel’avrà detto la telepatia
il vaffanculo che ci avevo in mente?


giovedì 24 luglio 2014

LA CRUDELTÀ



Viene da un sogno strano
la brutta sensazione
che non mi spiego e che
sa di desolazione.
Vien dalla crudeltà!
E nasce dal pertugio
d’un lugubre cassone
dove nella penombra
traluce l’agonia
d’una pupilla scura
che soffre e si dispera,
nell’atroce tortura,
dispensata via via
dall’avida natura,
ch’una lacrima vera
fa sgorgar nella sera.
Viene da un sogno strano
la ferma convinzione
che se una religione
sussistere dovrà
solo reincarnazione
quella allora sarà,
laddove una speranza
allevierà i dolori:
che possa l’Amadori
rinascere gallina…
ma ricordando bene
però quel ch’era prima.
Viene da un sogno strano,
nasce dall’abiezione,
questa mia propensione
d’esser vegetariano.

lunedì 21 luglio 2014

SULLA TOMBA DI UN AMICO



Com’è volato il tempo della vita
Giorgio.
E’ già passato.
Ed ora che tu non sei più,
mi chiedo
se sia vero oppure no
che ci sei stato.


venerdì 18 luglio 2014

SMARTPHONE


L’aspettava da una vita
il novello cellulare
che col tocco delle dita
ti fa ovunque navigare.

Voce querula e insistente
finché un giorno tutto arzillo,
mi trasformo in acquirente
di sto’ cazzo di gingillo.

Chi l’avrebbe detto mai
che per esser troppo buoni
si va incontro a tanti guai
e rotture di coglioni?

Tra le tante applicazioni
con i tanti gigabit
sceglie solo connessioni
con il meteopuntoit

e smadonna, impreca e lagna
contro le sue previsioni;
più consulta e più s’incagna,
mancan solo i lacrimoni.

Se per lui ci sarà il sole
meglio non averla intorno
quando deve lavorare
l’indomani tutto il giorno.

Se le dice: pioverà!
io convien che mi rintani
quando lei allora fa:
niente mare anche domani!

Non lo so come lo sanno
ma abbastanza spesso accade
di partire con affanno
per le poche orette rade

ch’han previsto di sereno
tra le quattro e le diciotto
e facciamo un bagno pieno
sia da sopra che da sotto.

Sempre intorno io volteggio,
cambio tosto direzione,
a seconda dell’aggeggio
e la stramba indicazione

che lei segue con fiducia
dalla sera alla mattina
speranzosa di arrivare
della pioggia sempre prima;

verso e indietro, indietro e avanti
sempre in macchina l’ombrello
con le spalle assai pesanti
pe’l gravoso mio fardello.

Ahimè quanto m’è costato
la variabile del clima
non averle io lasciato
quello che ci aveva prima

che tempesta adesso invoco
e che il cielo nero sia,
per poter in pace un poco
stare dentro a casa mia.

sabato 12 luglio 2014

VERGOGNA


Tempo ci ho messo un po’.
Cos’era poi la spina
che mi pungeva il fianco
e che mi spinse tosto
a spegner la vetrina
di quel collegamento
d’Europa al parlamento,
capito infine l’ho.
Per le parole matte
che andava ciangottando
il nostro Presidente,
in un inglese astratto
da fiorentina gente,
m’è apparso per incanto
nel modo in cui si sogna
un nome solo, ratto:
vergogna e poi vergogna!
E un grido dal profondo
venuto da lontano
sorse dentro di me:
ma come, ma perché
non parla in italiano?


mercoledì 9 luglio 2014

TRAMONTO



A me intristisce, sai,
l’arrivo della sera
e anche se non appare
s’illanguidisce il cuore.
È molto meglio, certo,
nei giorni di sereno,
oppur se c’è l’amore.
Sarà forse l’occaso
di questa vita a fare
sparir l’arcobaleno
nel grande cielo aperto
o è forse solo un caso?

giovedì 3 luglio 2014

AUSPICIO



Sotto una coltre d’acqua che sospesa

col tuono scuote il mondo e col baleno

pervade l’alma il tedio nell’attesa

d’un raggio di colore e di sereno.

 

Lontana appare fosca la foresta

e muto il lago triste addormentato;

il vento di muggire non s’arresta

e il sole si nasconde spaventato.

 

Si spegne lentamente l’atmosfera

nell’ora in cui s’allunga la paura

ben oltre l’attardarsi della sera

nei sogni cupi della notte scura

 

e un cielo spento come pece nero

col buio della terra si confonde

come col falso nella mente il vero,

come nell’occhio il tronco con le  fronde.

 

S’invola il guardo nello spazio immenso

pregno di solitudine spettrale

senza trovare un segno oppure un senso

sotto la tetra cappa  boreale.

 

Soltanto il cuore sente in lontananza

all’orizzonte sorgere un chiarore

che lo fa palpitare di speranza
 
al semplice ricordo dell'amore.