giovedì 24 marzo 2016

IL GENIO



Gira l’esperto per le televisioni
mentre lo spettatore nell’andazzo
smarrito ascolta tutte le versioni
ma neanche d’una ci capisce  un cazzo.
E intanto la natura fa il suo corso:
dai nembi già da tempo accumulati
grandine dura scende giù in soccorso
a raffreddar le menti agli invasati.
Che ancora non bastò per questi umani
quella che fu la storica lezione
a far capir che all’uomo va innaffiata
la sua ragione e non la religione.
E allora sarà quel ch’è sempre stato;
così le bombe con la distruzione
oltre a far ripartire anche il mercato
rilanceranno tanta produzione.

mercoledì 16 marzo 2016

LA PERTINENZA



Chiedersi, amici, se tutta questa gente,
che nulla sa di Bruno e Diderot
e che c’invade con una religione
che ammutolisce quella del padrone
e il cui primo nemico è l’ateismo;
chiedersi questo in una paginetta di laicismo,
amici, di gente senza libera coscienza
che non conosce quant’essa ci costò
né il sangue che più d’uno ne versò;
chiedersi se tutta questa corda
che dà la sorda brama di buonismo
non ci sarà domani stretta al collo,
è pertinente o pur c’è del razzismo?
O forse l’imperante conformismo,
col sorrisetto della sufficienza
che trova indegna pure una risposta,
garantirà la sicurezza in lui riposta
facendo la domanda andare a mollo
nel mare magno della sua coerenza.

venerdì 11 marzo 2016

L’EQUITÀ


Chi l’altrui roba ruba
rinchiuso sta in catene,
ma quello che s’appropria
dei beni dello Stato,
Catone fu il Censore
soleva dire bene,
campa senza timore
tra i lussi a casa propria.
Or quei che giorno e sera
lamentano che i ladri
non vanno più in galera
valuti questo qua:
dopo duemila anni
c’è adesso l’equità.

lunedì 7 marzo 2016

LA BISCA



Se’n tel cinquanta se nat anca te
e stavi d’casa a Urbin, dentra le mura,
de cla parocchia alor te d’arcordè
du s’giocava d’azard sensa paura.

El pret era content tra i biliardin,
da veda tra chi mur, beati e bei,
una gran fila allegra de burdei
che niven giò da tutt le part d’Urbin.

Soltant che non apena ce lasciava
en era piò ‘l ping pong che se giocava
sopra i tavlin, ma ‘l poker… e le cart,
scapaven cum i sold da tutt le part.

Quand s’era spars la voc, tutta d’un tratt,
in gir ormai s’vedeven sol i gatt,
mo malagiò, du s’giva per giochè,
c’era la fila d’fora per entrè,

cum quei che vedi adess… c’van a gratè.
Ancora che’l por pret l’ha da savé
du è che da la sera a la matina
avevn’apert na bisca clandestina!


Della serie: Quel c’marcord d’Urbin




TRADUZIONE


Se sei nato nel cinquanta anche tu
e abitavi in Urbino, dentro le mura,
allora ti devi ricordare di quella parrocchia
dove si giocava d’azzardo senza paura.

Il prete era contento di vedere tra i biliardini
e tra quelle mura, beati e belli,
venir giù da tutte le parti d’Urbino
una gran fila allegra di  ragazzini.

Soltanto che non appena ci lasciava
non era più il ping pong che si giocava
sopra i tavoli, ma il poker… e le carte
uscivan fuori come i soldi da ogni parte.

Quando si era sparsa la voce, tutt’a un tratto
in giro non si vedeva più neanche un gatto,
ma laggiù, dove si andava per giocare
c’era la fila fuori per entrare,

come quelli che adesso… vanno per grattare.
Ancora quel povero prete lo deve sapere
dov’è che dalla sera alla mattina
avevano aperto una bisca clandestina.

mercoledì 2 marzo 2016

LA ROTTA



Anime sbiadite e svolazzanti
insegnano la rotta del mistero
e muovono le ali come se
volassero davvero.
Spiriti fatui
che parlano ai trascorsi,
onde fluttuanti
perse tra le frasi dei discorsi.
Saltate le montagne – voi -
libratevi nell’aria la più pura
e fate che la spinta del destino
non balzi in petto più per la paura.
Vi lascio le domande più nascoste
dal tempo ancora ignoto e ancora oscuro;
saprete un giorno darmi le risposte
che torneranno indietro dal futuro.