martedì 24 marzo 2015

AUTOGRILL



Ragazza sola ferma all’autogrill
nella Mercedes nera da paura,
perché mi fissa là dal finestrino
la tua pupilla glauca ed insicura?
Più scura è l’autostrada nella sera
e ho solo in testa il rombo del motore
quando mi fermo e ti vedo lì,
perduta nella macchina straniera.
Ti disse forse che c’è sempre il sole
quello che ti condusse fino a qui?
La bella Italia vista da vicino
può essere spelonca oppur giardino,
com’esser può la lucida carena
il drappo rosso al toro nell’arena.

mercoledì 18 marzo 2015

LA SPERANZA


Ma che cos’è quel focolare acceso
che getta lampi oltre la coltre scura?
Quel segno d’una forza sconfinata
che manifesta quando guardo il cielo
la straordinaria immagine stellata?
Intorno a loro c’era solo gelo;
crudo dolore e pianto in camerata.
Un fumo si sfilava dal camino
e lento nella notte s’allungava.
Alla finestra rorida un bambino
seguiva con lo sguardo, proprio là,
nell’aria tersa quella danza strana,
fino alle stelle, nell’oscurità.
Chiesero allora al cielo di fermare,
umidi occhi volti a quel mistero,
almeno per un piccolo momento
le ruote dell’orribile ingranaggio,
il lento programmato annientamento.
Non è un colore però affatto il nero,
ma solamente assenza d’ogni raggio
e nulla giunse infatti da lassù.
Da quella grande e immensa lontananza
nessuno mosse un dito a quel lamento,
nessuno ad aiutare scese giù.
Talvolta un grido sembra solcar l’onda
del turbine infuriato degli dèi,
voce d’un bimbo che trasporta il vento,
nel tempo chiuso ormai, che si rinserra,
come fa il mare quando un peso affonda:
“Bambino del futuro, che ora sei,
se vuoi speranza, volgi gli occhi a terra!”

giovedì 12 marzo 2015

LA PREPOTENZA



Ancora mi s’attorce e mi s’avvita
all’animo il pesante tuo fardello,
la colpa scancellata ed aborrita.
Nemesi finalmente nel consenso
e un senso di giustizia, che tradita
ti fece grande e austera, prepotenza,
coscienza turpe dell’umana schiera.
Ora che non più mai solleva un vento
il lento volo d’ombre nella sera.

giovedì 5 marzo 2015

Buon compleanno


Ho consumato suole
lungo le tante strade
nel riso e anche nel pianto
ho messo al mondo figli
sudato ed imprecato
di gioia e di dolore
in tutte le contrade
con te sempre d’accanto
forse raro d’accenti
d’affetto e di calore.
Ma questo che cos’è,
se non lo chiami amore?

lunedì 2 marzo 2015

LA SEMPLICITÀ



Avvolto nel tepore della sera
mi sdraio stanco sulla terra nuda
da solo, ad annusar la primavera
che ovunque a me d’intorno già trasuda.
Si scuote lenta la natura intera,
a volte amica e a volte tanto cruda,
sotto lo sguardo che calante artiglia
del sole, ancora quella meraviglia.


Trama di rondini attraversa il cielo,
argilla tra le mani e grasse zolle
e verdi fili sotto il grande melo.
Il cuore a tempo con l’insieme molle,
col lento andare d’una ruga il pelo
qui, dove nasce e virulento estolle
e radica il mio corpo il suo pensiero.
Qui raso terra, dove c’è del vero.