mercoledì 25 febbraio 2015

ELOGIO DELLA PAZZIA


continua da "Elogio della pazzia" - Canto primo



  

Di tutto siamo debitori alla pazzia


Ed ora amici il tempo è qui arrivato
che io vi dica dei vantaggi quali
l’opera mia vi ha tanto dispensato.
Chi ringraziar dovete dei natali,
la mano, il braccio, il petto o gli occhi tondi
o i vostri tutti matti genitali,
che addormentando i sensi più profondi
son bravi a fare in modo che vi piaccia
entrare nei più lerci bassifondi?
E di sapere il ver non vi dispiaccia:
chi mai si sposerebbe, amici miei,
considerando tutta la gentaccia
che c’è nel mondo? Debitore sei
soltanto della vita alle mie amiche
Irriflessione e Oblio, e zebedei.


Le età della pazzia.


Non è la prima età senza fatiche?
Non è più lieta e più gradita a tutti
perché più folle fin dall’ere antiche?
La giovinezza coi suoi dolci frutti,
come goderne? se non fosse ch’io
tolgo il giudizio ai belli e pure ai brutti?
E poi da vecchi, più vicini a Dio
se voi senza speranza regredite
qual neonati, non è merito mio?
Sdentati e deformati dall’artrite,
piagati dal decubito indecente,
con me senza pensieri voi morite.
Non è un vantaggio non capire niente?
Essere inebetiti e rimbambire,
spento il feroce assillo nella mente?

venerdì 20 febbraio 2015

ELOGIO DELLA FOLLIA


              ELOGIO   DELLA   FOLLIA              

I


PARLA LA PAZZIA




Lodarsi è giusto.


Questa d’Erasmo amici, che vi scrivo,
non è parola da buttare via
perch’è la voce che, quando lui vivo,
udì dalla mia bocca, la Pazzia,
mentre che mi lodavo da per me.
Non come quelli che con gran bugia,
avendo due canali oppure tre,
pagano dei cialtroni giornalisti
per farlo al posto loro, cosicché
ricconi spudorati ed immodesti,
di penne altrui cornacchie rivestite,
si vedono sbiancar le nere vesti
da genti svergognate ed asservite.
Eppure mai nessuno ha celebrato
la mia sincerità, che adesso udite,
avendolo da tempo già imparato
che se nessun ti loda in questo mondo,
farlo da sé non è punto sbagliato.






NOTA 
Questo è l'inizio della riduzione in terza rima della celebre opera di Erasmo da Rotterdam.
Consiste di quindici canti in versi endecasillabi, che formano un libro di circa centoventi pagine, messo in vendita sul sito: ilmiolibro.it
Propongo la pubblicazione sul Blog dei primi versi. Chi fosse interessato ne può leggere la presentazione cliccando sul box presente nel Blog ed eventualmente anche acquistarlo.

lunedì 16 febbraio 2015

IL TEMPO


Con un pallore muto ed invernale
da tergo mi riscalda questo sole
e sul sentiero avanti mi s’avanza
un’ombra vaga, dal familiare aspetto.
Se cerco d’afferrarla lei mi sfugge,
né vale a nulla l’affrettare il passo.
Evanescente come il tempo, corre
davanti a me; come la vita fugge.
Ma questo tempo, che di tanti istanti
è un susseguirsi incomprensibilmente strano,
proprio quest’ombra, che mi ritrovo innanzi,
mi svela con il proprio movimento
che forse non è poi così balzano.
Perch’é la vita che lo manda avanti.

martedì 10 febbraio 2015

LA PROPAGANDA


La penna intrisa nell’inchiostro della storia
produce un segno dalla rossa dominante,
che pur essendo ormai tanto distante
non sfugge a chi ne cura la memoria.


Lo sa di certo anche lo scaltro governante,
ma con il naso tra i miasmi del potere
lui non lo sente il lezzo nauseante,
mentre s’aggira ancora sulla terra
il truce sguardo delle guerre orrende.


Un fumo annebbia gli occhi della gente
ma chi potrebbe, ancor non lo dirada.
Avanti ancora per la stessa strada?
Ancora avanti dove siam già stati?


Una paura mi fa tremar le vene:
fiumi di sangue non vi son bastati?
Ma una speranza poi me le distende:


stavolta, cari, neanche a voi conviene!

giovedì 5 febbraio 2015

FIDENZA



Mai si ripete, dicono, la storia
e questo è molto bello da sapere.
Ma di recente al centro del potere,
qualcuno, certo privo di memoria,

in cambio d’un'ambigua posizione
ci ha messo un fanfaniano di Fiorenza.
Ma poi il Vagheggino con Fidenza,
condividendo quella situazione,

si son guardati in faccia con stupore
quando, come galline, l’uomo nuovo
aveva appena estratto loro l’uovo,
lasciandole poi sole col bruciore.

Dice Fidenza allora al Vagheggino:
– non potrai dir ch’è stato il comunismo,
mentre rivela che il proprio tatticismo
lo fa quasi godere un pochettino.

Se ti ritrovi sotto ed in… gannato,
gli chiede allora Vagheggin furioso,
è veramente meno doloroso
soltanto per averlo programmato?

lunedì 2 febbraio 2015

IL CELIBATO



Se non fosse una tragedia
che ha distrutto una famiglia
tutto questo parapiglia
potrebb’esser ‘na commedia.

È successo qui vicino
con l’arrivo in un paese
d’un fratone congolese
dalle parti di Sestino.

La comunità era mesta
ma con quella buona nuova
tutta quanta si rinnova
e in Canonica fan festa.

Par che alcune parrocchiane
già da tempo rassegnate
si sian tosto ridestate
con maniere molto strane.

Un via vai un po’ sospetto,
una cena col coniglio
e qualcuna con un figlio
se ne torna sotto il tetto

della casa del marito,
che poi quando l’ha saputo
che del frate era cornuto
è rimasto inebetito

pel destino tanto tristo.
Ma la moglie poverina
ch’è sparita una mattina
è finita a Chi l’ha Visto.

La Sciarelli dal suo posto
pare alquanto frastornata
ogni volta che in serata
si collega col prevosto

che non sembra in buono stato;
ma par fuor di sentimento
quando va in collegamento
col marito e l’avvocato.

Qui la vita è dura assai
per l’inviato che sta in loco,
ché non solo dicon poco
ma non parlan quasi mai.

Il marito sol ringrazia
e nessuno sa il perché
d’un motivo che non c’è,
poiché questa è una disgrazia.

L’avvocato sempre accanto
non si sa cosa ci fa
e neanche un segno dà
di sapere più di tanto.

Ma tra tutti non han prezzo
le parole di saggezza
che con grande leggerezza
dice il vescovo d’Arezzo

quando, per giustificare
d’aver fatto entrare in casa
quel signore di Kinshasa,
si comincia a lamentare

dei purtroppo voti scarsi,
che costringono le chiese
nella terra congolese
controvoglia anche a recarsi

per cercare i loro preti.
Ora cara Federica
non farebber men fatica
se  togliendo i loro veti

li facessero sposare,
quelli là del Vaticano,
sia l’esotico o il nostrano
che gli curano l’altare?

Non son poi grandi pretese;
più sereni i parrocchiani
diverrebber da domani…
e anche il frate congolese.