Con tutto il rispetto che merita, per il
tragico passato che ha colpito la sua famiglia, questa nuova legge Fiano mi
sembra inutile. Infatti l’apologia del fascismo era già un reato, ma non
ricordo nessuno che sia andato in galera per questo.
Il fascismo affonda le sue radici nei meandri
bui degli istinti umani. Quelli della violenza e della prevaricazione, che non
sono affatto scemate in questo paese. Ma esse, a tanti anni di distanza dalla
fine della dittatura, non possono essere attribuite soltanto ai quattro
scervellati che ancora inneggiano alle bande nere. Significherebbe cristallizzarsi su uno schema
obsoleto e fallace.
Oggi il problema del fascismo non è più il
fascismo, ma è la prepotenza in generale, e questa non riguarda soltanto la
destra. Una democrazia non può convivere con la violenza, la minaccia, l’abuso
e la sopraffazione, che ne sono la negazione. Il problema è dunque quello del disprezzo
per le leggi da parte di delinquenti e criminali che scorazzano liberamente
indossando le proprie scarpe, in qualsiasi modo si vogliano chiamare. Tutta
gente che circola impunita, perché la condanna per i colpevoli in Italia è
diventata un’opzione scarsamente praticata.
A causa di una impostazione ideologica
interessata da una parte e accettata supinamente dall’altra, il concetto della giusta
sanzione è stato travasato nella categoria del “giustizialismo”. Con la
conseguenza che non soltanto il fascismo becero a sfondo patologico, praticato
ormai da pochi soggetti, ma anche la più gratuita e spicciola prevaricazione fioriscono
rigogliosi sul terreno ben concimato del cinismo che ha guidato finora la
nostra classe politica.
Quanti abusi di potere sono stati commessi con
leggerezza da dirigenti pubblici nominati dai partiti cosiddetti
costituzionali?
Un paese dove non si puniscono i colpevoli e
non si premiano i meritevoli non è un paese serio e troppi esempi ormai rendono
inevitabile la domanda cruciale: ma per chi legifera il nostro legislatore?
Forse un’idea che viene da lontano ha
contribuito alla deriva del buon senso e alla vittoria dei “garantisti”
interessati, facendo in modo che si coccolassero più i criminali delle loro
vittime. L’idea che l’uomo non sia mai veramente colpevole e che, in fondo,
siamo tutti peccatori. Con la conseguenza di prestare più attenzione al
carnefice che alla vittima e che a milioni di persone, le quali in silenzio e
dignità fanno il proprio dovere e rispettano le leggi, sia data meno importanza
che a un criminale pentito.
Ma se è vero che siamo tutti peccatori,
questo non ci consente però di eliminare il concetto della responsabilità. L’uomo
infatti può proseguire o fermarsi di fronte al sentiero dell’illegalità. E
questo nella totale ed incondizionata libertà. Se procede nell’errore, che
qualsiasi uomo riconosce per la legge morale che si porta dentro dalla nascita,
lo fa a suo rischio e pericolo e nella assoluta consapevolezza di essere un
colpevole suscettibile di una condanna. Egli è dunque sempre responsabile delle
proprie azioni.
L’eccessiva benevolenza ha dimostrato non solo
di non essere efficace, ma di contribuire alla diffusione dei comportamenti
illeciti. Perché solo la paura trattiene i criminali, mentre l’impunità spinge alla
lunga anche le persone che non lo sono
verso la china della scorrettezza.
L’Italia è ormai diventata un aggregato di
associazioni, logge, comunioni, affiliazioni, sodalizi, compagnie, società,
corporazioni, confraternite, cooperative, consorterie, sette e circoli, tutti
impegnati a favorire i propri aderenti a scapito di tutti gli altri cittadini.
Questa non si può chiamare democrazia. Trattandosi di un mannello di persone legate
insieme dalla robusta corda dell’interesse, vogliamo chiamarla “fasciocrazia”?
Esso è il pericolo attuale e contro di esso si
dovrebbero spendere le persone oneste e consapevoli. Perché ogni categoria
potrebbe usare il proprio potere per prevaricare e occultare le malefatte dei propri affiliati. Medici che curano più i loro interessi che
quelli dei pazienti, cooperative che non cooperano, dirigenti pubblici
corrotti, torturatori dentro le stesse forze dell’ordine, no profit che fanno
profitti, banchieri ladri, magistrati che pugnalano alle spalle altri
magistrati, funzionari di partito che scambiano il voto col favore, preti che abusano dei piccoli loro affidati, avvocati
che non difendono, professori universitari che non vedono mai una cattedra, tutti
coperti dallo spirito di corpo della propria categoria, invece di esserne
allontanati con infamia. Questo ed altro
potrebbe accadere, non un nuovo fascismo, se lo Stato non sapesse tutelarsi, sbattendo
in galera fino all’ultimo giorno, senza sconti e prescrizioni, i colpevoli di
qualsiasi risma. Ma bisogna farlo prima che la fasciocrazia si insinui nelle
supreme istituzioni legislative, dove potrebbe perfino scriversi le leggi a sua
immagine e somiglianza.