martedì 28 novembre 2017

M’arcord




Ricordo i tetti e i cineri orizzonti
dei colli digradanti alle vallate;
ricordo i giorni caldi dell’estate
ed i pennacchi scuri sopra i monti.

La marna calcinata al solleone
ed i falaschi gialli dei dirupi
la corsa quotidiana e le persone
e i giorni della vita allegri o cupi.

Il tempo della prima sigaretta,
lo sguardo dell’amico più sincero.
Il primo giro sopra una lambretta
la vista dai torrioni al cimitero.

Il fuoco degli inverni sulle mani
ricordo, per i giochi sulla neve;
ricordo le speranze dei domani
e le ragazze con lo sguardo lieve.

Quella città, struggente e dolce era
nell’umido travaso di autunnali
caligini  fumanti, che spettrali,
dalle Cesane calavano di sera.

Ombre solinghe, sgusciate dai tuguri
o risvegliato il sonno dagli annali,
vedevi camminar rasente ai muri
avvolti nei velari tutti uguali.

Senza paura, allora, senza quei timori
che il cuore pompa quando il mondo è vuoto;
perché sentivi sempre dai rumori
che circolava il sangue nell’ignoto.

E la città pulsava ai tempi miei
scomparsi, ormai. Perché se’n te se acort
adess tle strad en vedi più i burdei
e sensa i abitant…  Urbin è mort.*

·         Traduzione
Perché se non ti sei accorto
adesso per strada non vedi più i bambini
   e senza gli abitanti… Urbino è morta.

martedì 14 novembre 2017

L'ELIMINAZIONE




Ieri allo stadio di San Siro ho visto due Italie.
Una era sul campo. Undici atleti che hanno lottato come leoni per vincere ed ai quali deve andare il nostro plauso. L’altra sugli spalti, sulla quale deve ritorcersi invece il biasimo di tutti i cittadini che non vi si riconoscono.
Solo la prima mi rappresenta. La seconda, almeno quella di coloro che hanno iniziato fischiando l’inno nazionale degli avversari, deve solo vergognarsi.
Pantofolai che credono di fare sport guardandolo alla televisione, facinorosi e violenti che non vedono l’ora di menar le mani, beoti e falliti che pensano di riscattarsi urlando ed inveendo allo stadio, non sono che l’espressione dell’Italia come è stata modellata da quelli che loro hanno votato: una massa di maleducati.
C’è una notizia che scorre sui giornali svedesi stamattina. L’allenatore della squadra che ci ha sconfitti, prima di lasciare gli spogliatoi, ha preso un sacco ed ha ripulito la stanza di tutte le bottiglie e le cartacce rimaste a terra. “Perché non bisogna lasciare sporco”, ha commentato. Ma è una notizia che forse nessun giornale italiano pubblicherà mai. Perché noi… siamo superiori.