giovedì 29 giugno 2017

LA RESPONSABILITÀ



Un governo che continua ad ignorare il grido che si leva da ogni parte d’Italia, giudicando con sussiego solo dei populisti o dei razzisti impauriti i cittadini che lo lanciano, ci dà la misura della propria faziosità.  È facile vedere che la rinascita del vero odio razziale sarà colpa di una classe politica corriva. Gente che ha pensato soltanto all’accoglienza in nome di un principio  giusto nella sua formulazione, ma tuttavia utopico, senza un progetto e senza un solido apparato per la difesa delle regole della Repubblica e per il rispetto della laicità in tutti i settori.  Con la conseguenza, sotto gli occhi di tutti, di devastare le periferie, moltiplicare i luoghi di culto improvvisati dove può accadere di tutto, avere gente che disprezzando le proprie donne disprezza anche le nostre consuetudini,  che odia la nostra libertà di pensiero e di parola, che modifica il modo di vivere degli europei con l’intimidazione, che mette a repentaglio la stessa convivenza civile, non avendo alcuna intenzione di rispettare le nostre leggi.
Con quale cervello si continuano a far arrivare dei disperati, se si sa che non si potranno mai inserire? Bisogna fermare la furia d’amore incontrollato che fa giungere sulle nostre coste sempre più gente, e poi la scarica sugli altri cittadini, senza preoccuparsi di come vivranno o come saranno trattati. Costoro si immaginano di essere i buoni in lotta contro una massa di indifferenti, ma non è così. E a volte un cuore senza cervello fa più danno di un cervello senza cuore. Cosa c’è di virtuoso in una simile passione altruistica? Essa, come tutte le passioni, è un impulso interiore che richiede di essere soddisfatto, al pari della vanità. Dunque sempre un sentimento egoistico, che sorge spontaneo dalle profondità più intime di noi stessi. L’altruista  per primo, infatti, sa che la sua azione gli procura quella pace interiore che va cercando, per placare l’inquietudine che lo assilla e lo tormenta. Se costui si gonfia d’orgoglio per il proprio comportamento è soltanto un ipocrita. Del resto si sa da tempo che le vere opere di bene, le uniche con un valore morale,  vanno compiute in silenzio e senza alcuna risonanza.
Se le azioni degli uni non fanno danno agli altri, devono essere accettate in nome del bene più grande, la libertà. Ma quello che sta accadendo ora è ben diverso e va a ledere i diritti di tutti. Infatti uno Stato la cui efficienza è inversamente proporzionale ai tempi della sua giustizia, come può occuparsi di tutta questa gente dispersa sulle nostre strade? Come pensare che persone lasciate a languire nel bisogno, a dormire tra i topi, a vivere strascinandosi avanti e indietro dalla sera alla mattina in cerca di cibo, per cadere poi schiavizzate tra le grinfie di criminali senza scrupoli, come pensare che questa gente non possa odiarci? Non basta consegnare i migranti ad associazioni e cooperative dai dubbi scopi, solo perché  risolvono un problema. Questa non è integrazione e significa agire come chi mette al mondo i figli, senza preoccuparsi di nutrirli e farli crescere dignitosamente. C’è una grande assente in tutta questa improvvisazione: la responsabilità.

sabato 17 giugno 2017

OMEOPATIA E CRISI RELIGIOSA




Da tempi antichissimi l’uomo ha attribuito all’acqua poteri taumaturgici. Egli ha da sempre individuato, nelle stranezze di graveolenti fonti termali, misteriosi poteri curativi e la sorgente, intesa come luogo da cui sgorgano acque fresche e purissime, ha attratto l’immaginazione rigogliosa dei poeti e dei ministri dei culti religiosi. Benché ridotto ormai ad una cloaca a cielo aperto, il Gange, sacro fiume indiano, è ancora oggi continuamente visitato da pellegrini che si vogliono immergere nelle sue acque. In ogni religione si menzionano antiche fonti, lavacri misteriosi in grado di redimere e le Naiadi, leggiadre ninfe delle acque, danzano di notte intorno ai laghi e ai fiumi d’Europa. Milioni di malati si bagnano ogni anno nelle piscine di Lourdes, colmi di speranza.
Uno sviluppo ulteriore si ebbe quando qualcuno cominciò ad attribuire all’acqua un sacrale potere di redenzione, senza bisogno di recarsi nei luoghi impervi delle sorgenti e delle cascate di montagna. Le chiese si riempirono allora di aspersori e acquasantiere, ripiene di un liquido purificatore preparato dal sacerdote. Non era più necessario conoscerne la provenienza. Bastava che il prete facesse dei segni misteriosi sopra la superficie di un’acqua qualunque, per conferire ad essa un potere salvifico. E una volta benedetta la si chiamò “santa”.  Il rito non modificava in alcun modo le caratteristiche fisico-chimiche del liquido consacrato, che sembrava perfettamente identico a prima. Eppure, per farsela aspergere o portarsela a casa, molti fedeli furono perfino disposti a non lesinare delle sostanziose “offerte”. Ricordo ancora un famoso allenatore di calcio che, prima delle partite, ci si strofinava furiosamente le mani, non certo per disinfettarle.
Questa irresistibile attrazione non poteva sfuggire a individui dalla più disparata intraprendenza. Infatti cominciarono a comparire acque giurassiche, acque mnemoniche, acque olistiche, acque energetiche e così via, che diedero la stura ad un commercio dalla incredibile variabilità. Un commercio caratterizzato sempre dalla stessa merce: l’acqua fresca. Un liquido cioè molto abbondante sulla terra il quale, opportunamente trattato, pur mantenendo in apparenza lo stesso aspetto era in grado di assumere poteri speciali, dovuti alla presenza del  misterioso fluido metafisico che la mente umana non comprende, ma percepisce.
Questi rimedi ebbero fortune alterne e alquanto circoscritte, tranne uno: l’omeopatia.  Per qualche misterioso motivo, anzi, quest’ultima assurse alla dignità di medicina “integrativa” ed i suoi preparati furono addirittura messi in vendita nelle farmacie. Ma sempre della stessa cosa si trattava. Infatti se io metto una goccia di latte in un litro d’acqua, soltanto un pazzo potrebbe sostenere che se bevo quel litro d’acqua dovrei sentirmi sazio. Quando però l’omeopata prende una goccia di quel preparato e la mette in un altro litro d’acqua, ripetendo questa operazione decine di volte, a quel punto neanche uno scervellato potrebbe avere più dubbi, tali da sostenere che dentro quel liquido ci sia ancora una presenza del prezioso nutrimento. Nessuno potrebbe sostenerlo, tranne l’omeopata, il quale invece afferma che, nonostante le diluizioni, la quantità infinitesimale di latte ancora presente nel liquido è in grado di far sentire ed esplicare i suoi benefici effetti sulla salute. E devono essere tanti coloro che ci credono, se è vero che pur di assumere tali preparati in piccole dosi, essi fanno vorticare un giro d’affari che dà le vertigini, pensando al suo ammontare.
Tutti clienti sottratti dalla concorrenza all’acqua santa, con grave scorno e scapito per la chiesa cattolica. Sarà un segno del suo declino?

martedì 6 giugno 2017

PERCHÉ SONO FAVOREVOLE AL REDDITO DI CITTADINANZA




La prima ragione è la solidarietà. Infatti non basta far sopravvivere la gente senza offrire loro l’opportunità di crescere. Sarebbe come se dal ponte di una nave guardassimo dei naufraghi annaspare tra le onde, ed invece di gettare loro una fune per farli salire, buttassimo in acqua dei viveri per farli mangiare. Questa non è solidarietà, ma è voler tenere nel bisogno una riserva di gente disposta a tutto. Infatti chi è affamato non pensa a nient’altro che  a nutrirsi. E mentre i randagi razzolano tra i rifiuti in cerca di cibo, i cani di razza partecipano ai concorsi di bellezza. E sostenere  che alla gente va dato il lavoro e non un sussidio, mi pare assomigli molto ad affermare che ai malati va data la salute e non le medicine.
Il secondo motivo riguarda la giustizia. Infatti in Italia il reddito di cittadinanza esiste già, ma non per tutti e neanche per i più bisognosi. I corridoi di migliaia di enti pubblici sparsi per il paese, sono calpestati ogni giorno da torme di privilegiati, ai quali una ingegnosa trovata, che si chiama concorso pubblico, ha garantito la sopravvivenza a vita. Invenzione di un sistema politico che è riuscito a realizzare l’apparato clientelare più scientificamente efficiente che si sia forse mai visto nella storia di questo paese. Le cronache dei giornali ci hanno fornito ampie e documentate prove di tutto questo e  soltanto la crassa faziosità o il personale interesse lo possono negare. Che a molte persone si siano versati emolumenti indebiti è provato da tutti gli scandali che hanno coinvolto le amministrazioni pubbliche. Gente scoperta a timbrare la presenza e ad andarsene altrove a fare un altro lavoro o a pensare agli affari suoi. Dunque, gente che non era necessario assumere. Per far funzionare la burocrazia basterebbe un terzo degli addetti attuali. Infatti quando qualcuno sta lì senza lavorare, non fa che dare l’esempio e trascina la produttività al ribasso, anche quella degli altri. Ed il fatto che di questo si accorgano le forze di polizia, ma non i dirigenti che dovrebbero controllare e dare l’esempio, non fa che avvalorare la tesi che si tratti di un piano ben congegnato e che siano tutti d’accordo. Gli antichi greci, che erano più saggi, usavano il sorteggio per assumere.
Elargire un reddito minimo di sopravvivenza, legato a regole, controlli e sanzioni ferrei, a chi ne ha bisogno, è un imperativo morale. E chi ha compreso quello che sta scritto sopra, non avrà difficoltà a capire dove si possono trovare le risorse.