mercoledì 20 aprile 2016

TALK SHOW



S’incomincia piano piano;
ci si guarda e si saluta
con estrema discrezione
e persino ci s’aiuta,
perché c’è l’educazione.
Ci presenta gl’invitati
il facondo conduttore
che dà il via alla trasmissione.
Quando il primo dice A,
B risponde allora l’altro
con la voce assai suadente
che lo rende meno scaltro.
Guarda in giro il dirigente
per comporre la questione
finché trova una risposta
nel silente truciaone
ch’è venuto proprio apposta.
Come un orso nella gabbia
egli sembra dir con C
che quell’altro è un gran caprone.
E, palpabile…, la rabbia
sale con la confusione.
L’uno all’altro grida in faccia
e poi strillan tutti insieme.
Chi si leva e chi sbraccia,
chi protesta e chi s’indigna
chi i suoi denti li digrigna
e distorce la boccaccia.
Anche l’aria dentro freme,
il microfono è impotente
mentre s’urla più di prima
con il pubblico esaltato
per la troppa adrenalina
consumata nel frangente.
Con il limite è saltato
ogni freno inibitore
nella calda redazione
ed il grande imbonitore
reso ancora più indecente
fa passare ogni versione
nel cervello della gente
che assopita sul divano
forse già da troppe ore
ormai manco più la sente
quanta mortificazione
si deposita pian piano
sullo stanco ascoltatore.

lunedì 18 aprile 2016

UN PAESE IN CONFUSIONE



Me ne stavo assai tranquillo
con di fronte il mio bel mare
senz’affanno o agitazione
quando i miei rappresentanti,
che lavorano in Regione,
mi sconvolgono la vita
per il rischio che il petrolio
possa un giorno tracimare
e distruggere la costa
che ci nutre e fa campare.
Corro dunque dritto al seggio
indignato e ben deciso
a mandare un bel segnale
istintivo ed evidente
al governo nazionale,
che per un litro di greggio
ha venduto ed ha deriso
l’interesse della gente.
Ma la mia prima impressione
nel silenzio generale
mi rapisce immantinente.
M’aspettavo un gran raduno
di elettori imbufaliti
spinti dall’indignazione,
mentre invece alla chiamata
che han lanciato i loro eletti
a votar non c’è nessuno.
Dico, ohibò, qui si rasenta
una gran contraddizione.
Perché se l’eletto mio
è soltanto un gran coglione,
poiché lui mi rappresenta
son coglione pure io.
Che cos’è che lo spaventa
di fermare la trivella
al concittadin restìo
non ne trovo la ragione,
se non che in televisione
non son stati molto chiari
nel fornir l’informazione.
Anzi, sono stati tanto avari
di qualsiasi spiegazione
che mi viene da pensare
che qualcuno abbia frainteso,
nell’enorme confusione,
quel che si sarìa sospeso
d’ora in poi di trapanare.

mercoledì 13 aprile 2016

A GIANROBERTO




Non si conosce il peso che lo spinge,
ma poi si sente il turbine del vento
e pure se s’ignora ove esso attinge
più tersa l’aria rende in un momento.
E come per l’enigma della sfinge
che dopo tanti secoli è memento
l’afflato che ti mosse e che non stinge
sarà motore immoto al movimento.
Ai barbari s’addice la violenza
che sol distrugge come la marea
e lascia in lutto e pianto la città,
a noi la tua lezione di sapienza
che non c’è alcun padrino d’un’idea
se questa è buona per l’umanità.

lunedì 11 aprile 2016

IL BUON PASTORE



Fermo su quella riva
guardando l’infinito
ho visto un gorgo nero
tra onde mareggianti
ch’ebbi timore a dire,
oh nuvole distanti,
quasi che fosse vero.
Corpi di mostri informi
e un brulicar di teste
dagli occhi fiammeggianti
e tratti troppo umani
là sotto vorticanti.
Ira e rancor rodente
fremente presunzione
possente tracotanza
e squallida passione
proterva avidità
e la superbia immane
l’odio che solo dà
il privilegio immenso
perduto lentamente.
Ma quando silenzioso
capii che solo il mio
volava più lontano
distolsi quello sguardo.
Qui ci vorrebbe Iddio,
pensai, perché nessuno
di chi mi stava intorno
con l’occhio senza presa
non mai mi crederà.
Che la dolce distesa
che invita alla bontà,
la placida modestia
che sa di santità,
nasconda anche la bestia
mortale dell’offesa
nessuno lo saprà.
Ma quando all’improvviso
uno si rivelò
proprio davanti a noi
volsi i miei occhi al cielo,
perché chi lo portò
a togliersi quel velo,
che rese ora evidente
l’antica verità,
che adesso ognuno afferra,
lo deve ringraziare
l’intera umanità.
Quello che cerchi altrove,
uomo, tu ce l’hai già.
Resta coi piedi a terra,
non c’è salvezza in mare.

venerdì 8 aprile 2016

LA NEBBIA



Ho amato i campi e i prati
le spiagge e le colline
il mare e le montagne
coi passi dirupati.
Ho amato le mattine
frizzanti dell’estate,
la polvere e la ghiaia
di lunghe camminate.
Il freddo più severo
i venti scatenati
le notti con la luna
ho amato e il buio vero.
I boschi più intricati,
l’odore della terra,
le essenze vellutate
dei fiori in primavera.
Ho amato le farfalle
e l’anima sincera.
Ho amato ogni creatura
di fiume monte o valle
figlia della natura.
Ma più di tutti ho amato
tra i corpi infagottati
sotto la fioca luce
che cade dai lampioni
nelle serate oscure
la nebbia che accarezza
le angosce e le paure
tra i passi cadenzati
quando allo sguardo toglie
ed alla vita scioglie
ogni remota asprezza.

lunedì 4 aprile 2016

I POPULISTI



Prendere voti ai laici
ed ai disoccupati,
ai fabbri e ai camerieri,
agli operai turnisti
spazzini ed infermieri
ed ai diseredati;
e poi fare un governo
ch’è tutto di banchieri,
pretini e petrolieri
oppure di lobbisti
e dir che chi s’oppone
son solo populisti.
Non è per le trivelle;
come chiamar però
chi è ancora nell’attesa
di far calar la spesa
e l’elettore imbelle,
testardo come un mulo,
che crede nel jobs act
lo prende per il c…?

venerdì 1 aprile 2016

IL TRAMONTO



Io m’affaccio e un bel tramonto
vedo stendersi ai miei piedi.
– Presto, vieni, corri e vedi!
– L’ho già visto – mi dicesti
e io ti dissi pure in rima:
– Quel ricordo è sol l’impronta
di quel ch’hai tu visto prima.