lunedì 30 settembre 2013

LA MIA POESIA


Son lacrime d’inchiostro inascoltate,
d’intenti sovrassature le rime
che quel significato flette e opprime,
lanciate nella rete e abbandonate.
Grafelli di parole consumate,
surrogato d’un’arte più sublime
che mai purtroppo l’ho sentita affine
malgrado le sue opere ammirate.
Empito d’espressione rivelata
nato come d’incanto dal profondo.
Umana voce di natura la poesia,
bozzetti della vita questa mia.
Stralci del tempo che ho passato al mondo,
vision che lascio ai posteri immutata.
Addì trenta settembre pubblicata.
Cosa ci ha di speciale dirai tu?
Che m’ha gettato addosso un anno in più.

sabato 28 settembre 2013

LODE AL VINO


S’insinua tra i lamenti dell’estate
furtiva la stagione della vite
stringendo e raffreddando le serate
e vaga sale la malinconia
come le brume ai colli arrampicate.
La stessa che ti lascia chi va via
ed agita la mano al finestrino
del treno pronto sulla ferrovia
lasciandoti da solo al tuo destino.
E lenti passeranno poi i giorni
con quelle notti in cerca  del mattino,
il tempo nell’attesa che ritorni
col caldo intenso quella vita al cuore
ed il sinuoso volo degli storni
qual ombra che caudata oscura il sole.
Dirotta batterà la pioggia al vetro
frustando poi le impoverite aiuole
nel freddo del giardino buio e tetro
e scenderà quel gelido pallore
sui rami mossi al vento avanti e indietro
ad attenuar di strada ogni clangore.
Per questo si pulisce bene il tino,
che accoglierà ospitale il sacro umore
spremuto da quel frutto sopraffino,
laddove quel miracolo s’avvera
e dona all’uomo rattristato il vino
che lieta possa rendergli la sera.

mercoledì 25 settembre 2013

FEMMINICIDIO



Per me riguarda tutti.
Il debole e l’oppresso
o l’uomo prigioniero
e qui non c’entra il sesso,
ma la comunità,
dov'opera indefesso
chi è senza pietà.
Io spero vivamente
che un giorno arriverà
chi spiana la montagna
della tua crudeltà
e dica finalmente,
intemerato il cuore,
chi è della semente
il vero agricoltore.
Per tutto quel dolore
che hai seminato al mondo
per te l’inferno vero
non sarà mai profondo,
ma il guanto della sfida
che ci hai gettato in faccia
nessuno lo raccoglie
in questa società.
La chiamano giustizia,
la chiamano bontà,
ma la parola vera
è solo iniquità.
Di chi non sente il suono
del grido di dolore
e parla di perdono
mentre la gente muore.
Di quel che l’ha confusa
la tolleranza giusta,
al reo solo le fusa
e vittime alla frusta.
A lui la remissione
in nome del buon dio,
a lei solo l’oblio.
Parole imbalsamate
di retoricità
e loro massacrate
dalla stolidità.
Stipendi favolosi,
pensioni d’altro mondo,
l’Italia nei marosi
del male più profondo
per tanta inanità.
E quel santo contratto
che chiamano sociale
l’han bello che disfatto
salvando quel maiale
 che poi ci ride in faccia,
dopo che l’avvocato,
che la giustizia taccia,
l’ha appena scarcerato.
Povero Beccaria,
strizzato per benino
solo per liberare
un perfido assassino.

lunedì 23 settembre 2013

L'OMARELLO




Non si sa da dove viene
non si sa che cosa fa,
dentro casa non si tiene,
ne son piene le città.

È diffuso in tutto il mondo
dove sol muta il vestito,
ma si guarda sempre in tondo
e non alza mai un dito.

Riservato quando avanza
solitario per la via,
mostra invece più baldanza
se si trova in compagnia.

Quando piove apre l’ombrello,
segue l’ombra se c’è il sole,
per il resto l’omarello
non consuma molte suole,

tutto il giorno a parlottare,
circondato dai sodali,
arduo assai da individuare
perché sono tutti uguali.

Tanto tempo e senza fretta
per le strade o in capannelli
nelle piazze, lui discetta
e risolve i tuoi rovelli

nel bagnato o nell’asciutto,
a suo agio tra la gente,
commentando proprio tutto,
tralasciando proprio niente.

Qualche volta nel quartiere,
testa alta e dritto il collo,
lui va a caccia di un cantiere
da tener sotto controllo

dove, mani sulla schiena,
con le giacche o coi cappelli,
richiamati di gran lena
si radunan gli omarelli

come ferro sul magnete,
alle falde del cratere
o davanti a quella rete
per mostrare il lor sapere.

Si consulta e poi chiarisce
traguardando gli operai
e consigli gli impartisce
di parole parco mai

dalla grande competenza.
E s’infervora e accalora,
ma sfidando la pazienza
di chi suda e che lavora.

domenica 22 settembre 2013

GUSCI VUOTI




Eterno sciabordio
di mare che ritorna.
Sale lo scintillio,
la vita prende forma.


Si apron gli ombrelloni
l’acqua ondeggiando va.
Si srotolano i suoni
della malignità.


Tutti ammucchiati avanti
salgon sul bagnasciuga
e in mare ancora tanti
con l’onda che prosciuga.


Borbottan tra di loro
e l'argentin rumore
risalta di straforo
del nulla quel fragore.


Sotto tanto sereno
qualcun particolare
appare pure pieno,
ma d’acqua sol di mare.


Sembrano senza scopi,
non mostrano gran cura.
Son solo  gusci vuoti
mossi dalla natura.

venerdì 20 settembre 2013

L'IDEALISTA


Sei mesi, ma ora l’ansia era finita
e attesa da ormai troppe settimane
era arrivata quella data ambita
e l’avrei fatto adesso quell’esame,
se avuta non l’avessi tuttavia
la tua disdetta solo il giorno prima,
che la speranza fece fuggir via,
il tempo soggiacendo alla rapina.
Fu allora che ti chiesi quell’incontro,
se’l tuo lavoro sempre, domandai,
così si funzionasse, per riscontro,
e qual ne fosse la ragione, sai.
Ma dove vive? Mi chiedesti allora.
Ah, mi dicesti, un’idealista è lei
com’ero io nella mia prima ora.
Tanto per dire: or non lo sarei.
Perché ti pagan troppo, commentai,
che tu idealista non lo fosti mai.
Mi son scordato il nome, mi dispiace,
dottore dalla faccia da incapace.



mercoledì 18 settembre 2013

L'INVENTORE



Sei forte Max, a fare l’inventore,
si sale e poi si scende come l’onde.
Quando va ben ti parla l’assessore,
quando però va male si nasconde.
Ondivaga presenza dei poteri,
opportunismo senza qualità,
ma tu non cedi mai o ti disperi
e vai avanti, sarà quel che sarà.
Uomo diverso, rara razza altera,
distante dagli intrighi di città.
Mosso soltanto dalla fede cieca
e per la qual la vita anche si spreca,
per la totalizzante verità
che solo sente un'anima sincera.


lunedì 16 settembre 2013

ROVELLO



Rovello d’antico sapiente
se l’uomo sia buono o cattivo,
che l’uno lo vede inclemente
e l’altro piuttosto corrivo.


Su spiagge affollate di gente
o lungo il sentiero montano
non sembra cattivo per niente
se visto da molto lontano.


Ma dentro le tane in città
o sotto l’effetto del vino,
traspare nessuna bontà,
se visto da molto vicino.


Ambigua creatura che può,
ingenuo altrimenti che scaltro,
pietoso o crudele anche un po’,
sia essere l’uno che l’altro.

venerdì 13 settembre 2013

LA SPOSA BAMBINA




Si dice che dal cuore di una stella
che si trovava a sideral distanza
si sia staccata qualche particella
mutandosi di forma e di sostanza


cadendo in un deserto yemenita,
laddove quell’energico fulgore
a un cuore di bambina diede vita
di gioia pieno e colmo anche d’amore.


I giochi dell’infanzia tra la gente,
il riso della vita ancora implume,
il vivo canto della chioma aulente,
ignara di perfidie e di lerciume.


Talmente di bellezza in pieno fiore
da non lasciare affatto indifferente
chi scatenando il lurido furore
se la comprò senza badare a niente,


empiendola di fiori e di gioielli,
gli occhi arrossati sol dalla lussuria,
di vesti, cibo e di balocchi belli,
violenza cieca e disumana furia.


Per spegnere così quella scintilla
sola e indifesa tra le grinfie insane,
gli occhi rivolti all’astro suo che brilla
e nella gola un solo grido inane.


Mari d’infamia e di depravazione,
la meraviglia estinta nel dolore,
per soddisfar la sordida pulsione
nel mentre che un prodigio accanto muore


trafitto dallo strazio più perverso,
vittima senza colpa come in guerra,
sgomento e pianto in tutto l’universo,
gelo nei cuori e buio sulla terra.

mercoledì 11 settembre 2013

A UN IPOCRITA




Invece dell’albergo pittoresco,
di fare dei conventi solo ostello
l’ha detto per fortuna il tuo Francesco,
per darli al più infelice del fratello.


Gridandola così la verità
per troppo tempo chiusa nel cassetto,
a chi ha parlato troppo d’equità
per poi dimenticarsela nel letto.


L’avessi arditamente fatto io,
essendo solamente un non credente,
invece di un cristiano per Iddio
e non solo cristiano indifferente,


l’avresti detto solo un vil livore.
Per l’avvolgente e grande impegno raro,
per quel tuo grande ed infinito amore,
che mostri pel guadagno ed il denaro.


lunedì 9 settembre 2013

A un ex 68ino




Ti vidi nella testa del corteo
lo sdegno in viso contro il privilegio,
avverso chi dell’uguaglianza ha spregio
della rivolta adepto e corifeo.
Poi fosti professore di liceo
e poi ancora Presidente egregio,
ad elargir incarichi di pregio
ai postulanti di quel gineceo.
“Che sol stupidità non cambia idea”,
facendoti notar l’incongruenza
a me giustificasti quell’opzione
con grande competenza e ‘rudizione.
Colmo della stucchevole insolenza
di chi s'adatta bene alla marea.


venerdì 6 settembre 2013

IL VOLONTARIO



La musica nel viale
profumo di salsicce,
la festa elettorale
le mani sudaticce.


Il barman è indignato!
Ha fatto consigliera
dice, chi igienizzato
gli ha la sua dentiera.


Capisci che birbone?
Invece del caimano
la paga quel coglione
del popolo italiano.


Impreca al malcostume,
prepara il mio mojito,
il dirigente del comune
 volontario del partito.


martedì 3 settembre 2013

IL CACCIATORE





Si alza di buon’ora
anfibi saldi a terra
adatti per la gòra
e pure per la guerra.


Fucile sulla spalla
il cane in frenesia,
giberna con la palla
sale lento la via.


Padron legittimato
di boschi e di giardini
guerreggia indisturbato
pure tra i condomini.


Spregiata ed avversata
 l’italica adunanza
che in più d’un occasione
l’ha messo in minoranza.


Ahi, nomi altisonanti!
D’inganno e di bugia
più spesso gravidanti
che di democrazia.


Odore soffocante
di zolfo ed antimonio.
Lo sparo assai bruciante,
le prede in pandemonio,


fin quando soddisfatti,
a cena d’uccellini,
tutti a sputar nei piatti
il piombo dei pallini.

domenica 1 settembre 2013

IL PERDONO



Nasce da quel ripudio roboante
contro quella rampogna meritata,
che solo vien però da un sicofànte
che mai quell’equità l’ha praticata.


Viene da chi, per farsi i fatti suoi,
l’ha tanto trascurato quel covile,
che sol sporcandoti muovere ti puoi
dopo ch’è diventato un gran porcile.


Da quel che mai l’ha avuto quel rispetto
per quelle leggi che ora fa applicare,
ma a modo suo, lasciando la sanzione
cadere addosso soltanto a chi gli pare.


Sorge dal senso di profondo sdegno
che suscita la sola vista del bestione
che offende e sbraita senza alcun ritegno
quale animale privo di ragione.


Sgorga dall’ingiustizia stessa,
che se ti mette in croce
già lo disse il poeta, anch’essa
infiamma e roca fa la voce.


Me lo son chiesto spesso.
Che non incline sono
a cancellar le offese
a colpi di perdono.


Ma è proprio naturale?
Che indenne se ne vada
quel che ti fa del male?
Senza che nulla accada?


Ma il sangue poi trasuda
e forse la ragione è questa qua,
di preferire alla vendetta cruda
quella gentile magnanimità.


Anche se quel perdono, tanto predicato,
somiglia troppo alla rassegnazione
quando concesso,  non richiesto è stato,
e non conosce chi l’ha avuto, la ragione.