sabato 29 marzo 2014

AL CIMITERO


Un sole diafano
spazza con luce vivida
la fredda brina
che luccica sui fiori e sugli avelli
di questa gelida mattina.


Son tutti morti
intorno a me,
son tutti morti.


La terra ignuda e scabra,
nera e orribilmente immota,
dispiega la sua ala
su ciò che fosti tu
padre, e non sei più.


Son tutti morti
intorno a me,
son tutti morti.


Bisogna parlar piano
penso e mi guardo attorno.
Dobbiamo sussurrare.
Nessuno strilla più qua
dove dobbiamo andare.


Son tutti morti
intorno a me,
son tutti morti.


E il tempo che ci resta
non lo buttiamo via.
Facciamo che pian piano
non più oscura ed ignota
questa pace ci sia.


Son tutti morti
intorno a me,
                                                     son tutti morti.                      


Perché non fai un cenno?
Dove ti sei cacciato?
Sul tuo sorriso ironico
non vedo che il passato
ed un enigma immane.


Son tutti morti
intorno a me,

son tutti morti.

martedì 25 marzo 2014

BLOGHEANNO


Arriva, oh se arriva un momento, l’ho scritto. E, facendo un’eccezione, approfitto del primo anniversario del Blog per raccontare prosasticamente come esso è nato.
Sai, è come quando all’improvviso, dalle nebbie immanenti di una natura evanescente, scopri di aver percorso una strada chiusa. Solo che il mio viaggio è durato troppo a lungo: quarant’anni. Tanto tempo per scoprire di aver dedicato studio, entusiasmo e dedizione ad un branco di intelligenze spuntate, trovate mio malgrado a dirigere un mondo sottosopra dall’inquietante rarefazione di buon senso, responsabilità ed onestà.
In un sistema pubblico come il nostro, dove ad occupare i posti, diciamo così strategici, ci vanno solo i raccomandati, gli iscritti di partito e gli intrallazzati a qualsiasi titolo, la conseguenza non può che essere quella che abbiamo sotto gli occhi. Una devastazione totale delle finanze dello stato, con costi sempre crescenti che si giustificano soltanto con la necessità di mantenere le sempre più esigenti catene clientelari, mafiose e del malaffare colluse con la politica, che è responsabile delle nomine e della gente che è stata messa a dirigere questo paese. E nel contempo un’inefficienza endemica delle istituzioni, perché dove ci sono ovunque amici o amici degli amici vale solo la legge della combriccola, dove nessuno si sentirà mai controllato da nessuno, ciascuno mettendo in atto piuttosto l’arbitrio che la giustizia.
Ma la cosa più grave è che il putrido andazzo del lavoro in tali settori infetta e ammorba l’aria di coloro che la respirano, talché, come una maledizione, grava infine nell’ambiente una melassa di dissimulazione che avvolge tutti, e si vive nella menzogna senza più vederla. Tale è l’esiziale lavorìo della moneta cattiva che scaccia quella buona, e, per intenderci, rende tutti colpevoli.
Io questo ho vissuto. Ed è per il dovere di raccontare a chi verrà dopo di me quanto sia deleteria l’acquiescenza amorale, anche se non fomentata, in cambio del quieto vivere, che ho cominciato a scrivere. Unitamente all’effetto terapeutico straordinario della parola, che lentamente mi ha fatto risalire la china dello sconforto, ridandomi la stima di me stesso che avevo perduto.


Un saluto sincero a tutti i lettori.

venerdì 21 marzo 2014

IL MONDO SOTTOSOPRA



Lo so che non si dice
e non mi piace la volgarità.
Però oh, …di rado, qualche volta
la vita te la strappa proprio fuori
ed anche il cuore, se ce l’hai, ti si rivolta.


Per caso ci son cascato
dove la luce l’accendeva lei
nell’ultimo spezzone
di un lavoro trascinato a lungo
prima della pensione.


C’era una particolare impostazione
lì…Gente strana assai
vedevi vagolar per quelle stanze
e un modo poi di fare
che forse avresti detto… stravaganze.


Anche se intorno a me
nessuno pareva soffocare
e in molti stavan proprio a loro agio.
Così che quelli allora i più diversi
non eravamo in tanti, col peso del disagio.


Ma per davvero quella ci credeva?
Che quando andavo io al posto suo,
oh quante volte, son sincero, che lei maai,
o per un compleanno di suo figlio
anche più volte all’anno, oppure sai


perché malata, dicevo, ma davvero
ci credeva che noi ci si credesse
a quelle scuse? Dai! Che lo scopra
solo ora che noi le subivamo nel silenzio
le sue cazzate del mondo sottosopra?


Dove vigeva quel sistema dove
la gente che non faceva un cazzo
non la trovavi certo tra i più bravi,
ma solo dove gronda il portafoglio,
lassù…tra i direttori generali.


C’era un commercio lì, quasi una fiera,
e ognuno a farsi sempre i fatti suoi;
chi si telefonava alla ragazza
e chi fotocopiava libri interi
e pure chi, baggiato, andava in piazza.


E poi le leggi, sempre in confusione;
statali, regionali, ultralocali,
per ogni parolina, un’interpretazione.
- Ma questo…che vuol dire?
- Indici una riunione!



- Con chi? Avete un’avvocata!
-  Mi chiama il Presidente.
Sogghigna la pazzia
e il cittadino aspetta:
è la burocrazia!


E sempre indaffarata lei, sempre
dalla politica contesa, tanto
il suo lavoro, ben lo sapeva
che ci sarebbe stato
chi glielo faceva


mentre che s’approntavano progetti,
o incarichi improvvisi e stralunanti
oppur s’organizzavano i congressi,
dove si spendono insomma quelle tasse
che vengon fuori dagli stessi fessi.


Ci stava pure, pensa, chi poteva,
in forza della sua disposizione
ed alla confidenza aduso,
timbrar da casa l’ora dell’ingresso
sia pure con l’ufficio ancora chiuso.


E poi tornati dall’ufficio personale
gl’inutili reclami, perché: “Boh?
L’avrà autorizzato!?”. Ma… ci crede?
Sì? Ecco la gente che fa carriera qui.
Dove certo sta meglio chi non vede.


Arcani di provincia, piccoli esempi
d’un andazzo che se per anni dura
arriva, oh se arriva quell’istante
che dici: ma come si fa? Quando
le palle si romperebbe un elefante,


a vedere un che vien pagato
tre volte tanto quel che prendi tu,
andare in giro mentre i deficienti
lavorano, a leggere i giornali
e a romperti i coglioni coi commenti?


Li ascolti più i discorsi vacui?
Ci credi ancora nei regolamenti
che scrivon sol per noi, se l’assessora
insiste sol con lei perché la chiuda
quell’attività, in culo a chi lavora?


Come? Anch’io? Certamente,
come l’orchestra dietro al dirigente.
Suvvia, … non son compiti tuoi?
Cosa? Dare l’esempio cari. Dare l’esempio!
E poi la punizione. Però prima… per voi.

lunedì 17 marzo 2014

L'AURORA



Ma... se ci penso,
sì, dico, se ci penserò,
ora non so però,
ma se per caso
un giorno lo farò,
forse io mi chiederò
e te lo chiederò
può darsi, ma anche no,
se non ti basta ancora.
Ma, senti, da quando
non la vedi tu
l’aurora?
Non te lo chiedi
e tra i cespugli
effimeri di vita
tremante ti nascondi
per non spiccare il volo,
per non sentirlo ancora
il respiro della notte
che s’appressa
e che, puoi starne certo,
ti lascerà da solo.

mercoledì 12 marzo 2014

L'IDEOLOGIA


L’hanno lasciata sola nel dolore
all’ospedale, non quello privato,
ma quello che per tutti è destinato
dicono forse anche quindici ore


a partorire un feto quasi morto;
non sul suo letto, non al capezzale,
ma dentro un bagno lurido e spettrale
perché per loro quello era un aborto.


Ma come, tu dirai, ma dai, ma via
un nosocomio che non ha un dottore?
Ma è vero ed è successo in ITALÌA!


Certo che ce l’aveva, ma obiettore
ed accecato dall’ideologia,
di quelli, sai, che predican l’amore.

venerdì 7 marzo 2014

OTTO MARZO


Quant’è bella giovinezza,
ardimento e volontà,
basta il soffio della brezza
e l’amore sboccerà.


Che si fugge tuttavia
anche a gran velocità,
rigorosa biologia
che tornar non la farà.


Chi vuol esser lieto sia
con dolcezza e con bontà,
che c’è solo questa via:
chi dà gioia la riavrà.


Del doman non c’è certezza
e ben presto lo saprai,
quindi dalle una carezza
e non farle male mai.




Ringrazio Lorenzo il Magnifico

 per la collaborazione

lunedì 3 marzo 2014

LO ZELO BUROCRATICO


Ricordo soprattutto una riunione
tra quelle tante fatte regionali
di presso le festività pasquali
immerso in un’accesa discussione.

Ti dissi ­– senza l’autorizzazione
dovranno chiuder come criminali,
mentre dovremmo esser solidali
talvolta pure anche col padrone.

Tu mi guardasti come fossi un mostro.
– Come farà senza lavoro questa gente?
Mi rispondesti – è un problema nostro?

Ma anni dopo non dicesti niente,
la penna intinta in un altro inchiostro,
ché della ditta eri il consulente.