domenica 9 giugno 2013

IL RAPPORTO CON LA P.A.


L’avete mai provata
l’oscura sensazione
sovente provocata
da un’amministrazione?

Parlo di tutti gli enti
pubblici o paratali,
che noi contribuenti
paghiamo senza eguali.

Parlo di quel rapporto
tra stato e cittadini
che dà tanto conforto,
ma fuori dai confini.
  
Somiglia ad un disagio,
quasi un dolore strano,
che irradia molto adagio
proprio dal deretano.

Quella rabbia impotente
per una visita abortita
a causa d’un deficiente,
l’avete mai sentita?

O quando per esami
differiti a molti mesi
vi trattan come cani.
Come ci avranno presi?

E l’ebete di turno
a capo della struttura,
che guarda taciturno
e quel ch’è di sua cura

neanche lui lo sa.
L’avete mai provato
l’effetto che vi fa?
Lo zelo da impiegato?

O se per un problema
vi fan girovagare
fin quasi all’eritema
per poi ricominciare

da quello stesso scranno
dal qual s’era partiti,
dove v’accoglieranno
spocchiosi e infastiditi,

come vi sentirete?
Che questa è cosa vera
e non scherzo da prete
da raccontar di sera.

Come lo squillo assente
della cornetta vuota
che il centralin non sente
e intanto il tempo ruota,

come lo chiamereste?
E cosa sarebbe stato
se dipendenti foste
di qualche dator privato?

Ma senza dubbio come
emblema dell’agir vile,
è quello che prende il nome
di scaricabarile.

Quando dall’uno all’altro
la responsabilità
con fare astuto e scaltro
questo rimpallerà,

tanto che sempre svia,
in modo assai volpino,
di chi la colpa sia
davanti al cittadino.

Finché non giungi al primo.
Al capo suo supremo,
che però molto anodino
dice solo: “vedremo”.

Chi ce l’ha fatto fare?
Ci avete una ragione,
amici, per sopportare
tal mortificazione?

Perché se chi comanda
eletto noi l’abbiamo,
dobbiamo fare ammenda.
Oppur ce li teniamo.

A meno di scambiare l’efficienza
solo per qualche sagra in più
e poi tenerci intera la dolenza,
quando più forti torneranno su!



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