martedì 11 giugno 2013

IL CIELO D'URBINO

Il cielo d’Urbino


Quando ci abitavo io
Era pieno di bambini
Su e giù per gli scalini
E le piazze d’Urbino.

Che cosa ti è successo?
Gli ho chiesto quando ci sono tornato
Dopo cinquant’anni.
Non c’è più neanche un cane?

Li hanno mandati via da quei tuguri
Mi ha detto qualcuno
E adesso se vuoi vedere qualche bambino
Devi andare a Mazzaferro

Ma questa città senza gli schiamazzi
Ed i giochi dei ragazzini
Che adesso se ne sono andati via
È troppo diversa dall’infanzia mia.

Quando si giocava alle palline
E quando anche se pioveva
Si andava senza ombrello
A suonare i campanelli.

Oppure quando gli spazzini
Gridavano come matti
Contro quei ragazzacci
Che giocavano con gli stoppacci.

Adesso invece è più tranquilla
Questa città senza abitanti.
Ma lassù, sopra i torricini
Il cielo d’Urbino ha perso un po’ di colore.


El ciel d’Urbin


Quand ce stav io
era pien d’burdei
so e giò per i scalin
e per le piass d’Urbin.

Sa te success?
I ho dett quand ce so’r nut
dop cinquant’an.
Cum’è che’n c’è più’n can?

I han mandat via da chi tuguri
m’ha dett qualcun
e adess, svo veda qualch burdell,
te tocca gì ma Massaferr.

Mo sta cità senza i schiamass
e i gioch di ragasin
che adess en gitti  via,
è trop diversa dall’infanzia mia.

Quand sgiocava alle palin
e quand, anca s’pioveva,
se giva sens’umbrell
a soné mai campanell.

Oppur quand i spassin
urlaven cum i matt
contra chi ragassacc
c’giocaven ai stupacc.

Adess invec è piò tranquilla
sta città sensa abitant.
Mo malasò, sopra i torricin,
ha pers un po’ d’color el ciel d’Urbin.

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