giovedì 27 giugno 2013

IL FEDERALISMO


Vado al museo e in fila per pagare
m’accorgo all’improvviso che
quello davanti a me lo fanno entrare
senza che gli domandino alcunché.

Che strano, affermo titubante,
se qui si fa il biglietto non lo so.
“L’ingresso è gratis sol per l’abitante”,
urla l’addetto. “Ma  per gli altri, no”.

Ma chi l’avrebbe mai pensato
che un giorno, dico, s’arrivasse
a diversificar dentro lo stesso Stato
coloro che gli versano le tasse.

Poi scopro che al confine del paese
invita un gran cartello a non gustare
gelati per la via. Perché non è cortese
comprare al bar e altrove poi mangiare.

E se la mia città è piena di succinti
quando il calore è veramente crudo
la Roma capitale non fa sconti
e non si sta seduti torso nudo.

Questi pochi, che d’esempi sono nulla,
tratteggiano un paese assai diviso
da qualche dirigenza un po’ citrulla,
che ha pure suscitato amaro riso.

Frutto di menti prodigiose, preda
di quell’idea bizzarra e singolare
che presto tutti insieme si provveda
a far senz’altro l’Italia federale.

E via così, con sindaci imbecilli
i quali dall’insonnia attanagliati
s’alzan di buon mattino tra gli strilli
perché una nuova idea li ha conquistati.

E cresce col divieto di panino
quello anche d’indossare le ciabatte,
rendendo l’uomo sempre più cretino
inebetito da regole assai sciatte.

Perché il potere che si sa consuma,
ma attizza nel contempo anche un bigotto,
nessun lo sente s’esso non frantuma
le palle di color che stanno sotto.

Finché un bel giorno, andando via
dopo un’infruttuosa cerca di  porcini,
ho visto, amici, in faccia la pazzia
nell’atto di infierir sui miei  vicini.

Che una signora dal vetusto volto,
nata e cresciuta nella boscosa landa,
un misero funghetto avea raccolto
forse per abitudin veneranda.

Senza badare, dato il bianco crine,
a quella immateriale riga strana
che a due regioni funge da confine,
partendo dall’Emilia la Toscana.

Alla domanda, posta in italiano,
indica la donnetta all’uniforme
che il tesserin ce l’ha il figlio emiliano
e che quel fungo l’ha colto nelle norme.

Ma quella donna parla solo invano,
ché scrive già l’agente, dato che
il territorio questo qua è toscano
e il tesserin d’Emilia valido non è.

Capite amici la furia dirompente
di qualche grassator cosa può fare?
Che occorre ben saper le conseguenze
quando si sceglie l’uomo da votare.

Ma come! Dei frutti di natura
di cui per secol si pasceron tutti,
la cui essenza sette giorni dura,
ché poi da soli cadono distrutti

non posso più mangiarli, sai perché?
Devo prima pagare il corso di un idiota
che ne sa probabilmente men di me.
Mentre il mio can può divorarli a ruota.

Che almeno poi bastasse al maneggione.
Ché se vuoi coglier funghi nel tuo Stato
frequentar devi un corso per regione
e dimostrar che anche la tassa gli hai versato.

L’han fatto amici per il Nostro bene,
capite? Dobbiam pure ringraziare.
Perché mangiare quel che non conviene
potrebbe tanto, ma tanto male fare.

E allora prepariamoci il terreno,
dato che questi lavoran con lo stampo
ed assai presto, molto presto temo,
lo stesso toccherà all’erba di campo.

Con un bel corso apposito, non caro,
organizzato da quella mente astuta
per aiutare il cittadino ignaro
a non confondere col cardo la cicuta.

Ecco il federalismo all’italiana,
promosso ed auspicato con passione
da quell’efficientissima mammana
che, svergognata, si fa chiamar Regione.


1 commento:

  1. Ciao Bruno,
    grazie ai tuoi Grafelli che parlano anche per noi.

    Un abbraccio

    Cristina

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