venerdì 22 novembre 2013

IL DECLINO


Ovunque solo amici degli amici.
Dove s’infrasca il fiume che non vedo?
Io quel passato certo non rinnego,
ma chi è che l’ha recise le radici?
Non lo capisco più quello che dici.
Il sorrisetto astuto e’l dir “io credo”,
furbetto l’occhiolino nel congedo.
E chi non ha padrini? Infelici.
Lo sono diventato tuo malgrado,
bizzarro, vero? Quel che‘l caso fura.
Anche se m’hanno detto i precursori:
non tutti posson fare i professori.
E quei di cui vi siete presi cura
li ho visti tutti a capo del degrado.
Spogliato e di giustizia il tuo contado,
disperse sempre dagli stessi venti
le merci dei granai e le sementi.


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