– Ma chi son questi?
Chi è questa gente? –
porgo al poeta la
domanda mia
e lui risponde assai
pacatamente:
– sono i dannati per pedofilia,
la feccia della
triste faccia umana
e mancan dai gironi
a causa mia –
Sedevan costor dunque in posa strana
sul piano di
trasporto senza lacci,
addosso solamente
una bandana
fissata bene al nastro tra i polpacci
e ai didimi legata
stretta stretta.
Il resto pelle nuda
e niente stracci
in bilico, a rischiar l’anima abietta
ognor di penzolar
per i coglioni,
se non si fosse
sempre ben sorretta
stringendo con le mani degli occhioni
fissati ad una corda
sovrastante.
E sotto a loro
diavoli e demòni
ed una tetra bestia dal sembiante
di un laido e
gigantesco formichiere
dall’aspra e scabra
lingua rosseggiante
al par di spada d’uno cavaliere,
che quando arriva
l’anima dannata
gl’infila a mò di
dardo nel sedere.
Su quella mobil banda abbarbicata
giunge lei dunque
dentro il cavernone
e avanza lentamente
frastornata;
fremono i satanassi ed il bestione,
vedendo calcitrare
il disgraziato
tenuto bene a bada
col forcone,
mentre ch’alcuni diavoli di lato
riscaldan lo
schifoso beverone
di cui il mostro
sempre ghiotto è stato.
CONTINUA
Nessun commento:
Posta un commento