Un fremito al
ricordo del poeta.
Stanotte l’ho
sognato ed era lui,
parlandomi di cosa
assai segreta
e una richiesta straordinaria, al cui
pensier tosto m’assale lo sgomento
e la paura a
raccontarlo altrui.
Mi chiede dunque l’Alighier memento
d’aggiungere dei
versi alla commedia,
ch’egli altrimenti
mai sarà contento
se alla mancanza alcuno non rimedia.
L’infera simmetria
non ha concento
senza l’aggiunta al
desco d’una sedia.
– Ma – gli dico con voce senz’accento
– come potrò mai
farlo mio divino,
se manco di parole e
di strumento? –
– Non serve tanto l’esser sopraffino –
egli mi dice molto
comprensivo
– ma che ci sia del
corpo dentro il vino
e tutto il resto non sarà cattivo.
Tu lo dirai con le
parole tue
il mio pensier ancor
ardente e vivo –
E dunque, tra ‘l mugghiar come di bue
e le risate grasse
per lo scherno,
ecco venire innanzi
l’ombre sue.
C’è come, nella grotta dell’inferno,
un nastro che trasporta
le persone
che gira sempre e
che non sta mai fermo
senza che mai si veda una stazione.
A qualche metro
dalla terra scura
si scorge gente
sopra senza nome,
il posteriore in vista e ben in cura,
che ampia
un’apertura lo consente
d’individuar da sotto la lordura.
CONTINUA
......ME COJONI !!!!!!!!!!!!!! alberto
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