domenica 10 novembre 2013

IL CANTO MANCANTE (Prima parte)




     Un fremito al ricordo del poeta.
Stanotte l’ho sognato ed era lui,
parlandomi di cosa assai segreta
     e una richiesta straordinaria, al cui
pensier  tosto m’assale lo sgomento
e la paura a raccontarlo altrui.
     Mi chiede dunque l’Alighier memento
d’aggiungere dei versi alla commedia,
ch’egli altrimenti mai sarà contento
     se alla mancanza alcuno non rimedia.
L’infera simmetria non ha concento
senza l’aggiunta al desco d’una sedia.
     – Ma – gli dico con voce senz’accento
– come potrò mai farlo mio divino,
se manco di parole e di strumento? –
     – Non serve tanto l’esser sopraffino –
egli mi dice molto comprensivo
– ma che ci sia del corpo dentro il vino
     e tutto il resto non sarà cattivo.
Tu lo dirai con le parole tue
il mio pensier ancor ardente e vivo –
     E dunque, tra ‘l mugghiar come di bue
e le risate grasse per lo scherno,
ecco venire innanzi l’ombre sue.
     C’è come, nella grotta dell’inferno,
un nastro che trasporta le persone
che gira sempre e che non sta mai fermo
     senza che mai si veda una stazione.
A qualche metro dalla terra scura
si scorge gente sopra senza nome,
     il posteriore in vista e ben in cura,
che ampia un’apertura lo consente
d’individuar da sotto la lordura.

CONTINUA

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