martedì 15 ottobre 2013

L'ORIGINE DEL MALE


Partendo dalla grande foce al mare
ho risalito il fiume del dolore,
cercando quel che possami spiegare
la grande assenza al mondo dell’amore
e donde viene tumultuoso il male.
Tra campi e valli pieni di colore
s’inerpica la strada e piano sale
scorrendo il fiume in mezzo alle colline
d’un paesaggio impervio e diseguale.
Diverso dai tramonti alle marine
e dove i segni d’orride alluvioni
si vedon tra gli anfratti e le rovine.
Ascolto e interrogo angosciato i suoni
che giungon dalle funestate lande,
ma dalla bocca di quei visi buoni
non trovano risposta le domande.
Gli occhi sbarrati e la memoria piena
di storie le più tragiche e nefande
proseguo per le vette di gran lena.
Lungo la via fanno arricciare il crine
lamenti di bambini e gente in pena.
Il sole splende sulle bianche cime
e illumina potente le distese
di rivoli e ruscelli senza fine,
a dilavar pareti assai scoscese
per riversarsi nell’angusto rio
che in lontananza già si fa palese
pronto nella partenza al lungo addio.
Rigagnoli e zampilli d’acqua pura
opera della creazion di Dio
o se si vuole fatto di natura.
Scorre la rutilante avidità,
mentre l’invidia appare un po’ più scura
e la superbia spilla un po’ più in là.
Sgocciolano  lontano lentamente
l’indifferenza con la crudeltà.
Emerge l’egoismo della gente
e pur la roccia nel cammin si sparte
di tanta cattiveria prorompente.
Scendono sia dall’una e l’altra parte
dei dirupati fianchi del cantone,
per confluire nella stessa sorte
e dare vita all’onda nel vallone,
dove quello sgorgare vi s’annega
in una bianca e spumeggiante unione.
Ma tal modesto afflusso non lo spiega
che ‘l fiume periodicamente soglia
di tanto devastare la congrega.
Scorgo su in alto allora una muraglia
a chiuder della valle i due versanti
che dritta avanti a me tosto si staglia
e quando per veder mi faccio avanti
leggo “INGIUSTIZIA” ben scolpito il nome
su quella diga costruita in tanti.
Solenne frutto della dea ragione,
arte grandiosa dell’ingegno umano,
motore primo di ogni esondazione
quando quell’acqua che ha riempito il vano
si scarica tuonando nel burrone.



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