La membra flacca, l’occhio un po’ tarpino,
mi godo questa estate un po’ bislacca
dormendo della grossa nel giardino.
E mentre, avvolto nella teporera,
respiro il dolce suono del buon vino,
sobbalzo tosto come una pantera
e mi risveglio nella luce nera.
Aghi di pino nella pelle scura
questo infernal bruciore nella sera?
Caustico salivar d’infimo insetto,
suscitator di rabbia e di
stermini
capace d’infirmar giorno perfetto.
La testa tracimante di domande,
afflitto mi rintano dentro casa,
là vagolando solo ed in mutande.
Così la scienza fa le sue scoperte
e questa, ch’è una legge di natura,
mi appare d’improvviso e mi sovverte.
In questo vasto mondo, dove langue
o vibrano i tamburi della vita, ci sarà
sempre chi vuol succhiarti il sangue.
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