mercoledì 10 luglio 2013

IL DIRIGENTE PUBBLICO



Rinchiusi in volontaria detenzione
da un giogo di disprezzo ricambiato,
riversano in modo potenziato
sui dipendenti l’indegna frustrazione
  

nonché dei propri  uffici la gestione.
Che non per quello se ne stanno là
ad arraffar l’immeritata indennità,
ma sol per il capriccio del padrone.


Al quale certo sempre converrà
contar, per intrallazzi ed assunzioni
e per spericolate concessioni,
sull’uomo ingiusto e senza qualità,
 

che però, dopo averlo collaudato,
se lo terrà ben stretto il grimaldello,
ché nella testa avrà ormai solo quello
l’ingordo dirigente dello Stato.

 
E allor gli rifiorisce l’invenzione,
che parte dall’incarico geniale
e arriva alla richiesta demenziale
dell’ambientale  certificazione.

 
Li ho visti, amici, attesi a quel lavoro,
immerso nelle sabbie del fondale,
dove purtroppo se vuoi galleggiare
l’unico appiglio è di adeguarti a loro,

 
che cresce allor per te la tolleranza
e quasi son contenti se lo fai,
se te la cavi, bontà loro, senza guai
protetto dall’immonda comunanza.

 
E quando ti sorridon compiaciuti
allora certo non affonderai,
ché ormai uno di loro tu sarai,
membro tra i tanti di quei volti astuti

 
a cui darai l’abbrivio, ma però,
certi del tuo silenzio ed omertà,
che continuare gli consentirà
di dispolpar l’Italia ancora un po’.


Che il grado e la funzione non sarà
discrimine nella valutazione,
perché se prendi uno od un milione
pari è lo stigma della disonestà.

  
Ma quando chi s’appende per il collo
lo fa per il tuo debito sovrano,
amici, non vi sembra un poco strano
che si continui con un simile tracollo?

 
Che non si tolga a codesto verminaio,
che ride dietro quella scrivania
rischiando nulla di questa  malattia,
la chiave nostra del salvadanaio?

Nessun commento:

Posta un commento