Quello
che spaventa non è ciò che ha fatto il sindaco di Riace, ma la strenua difesa
da parte dei buoni, secondo i quali un rappresentante dello Stato può
impunemente violare le sue regole.
Non
rispettare le leggi che non coincidono con la propria visione del mondo, però,
è sempre rischioso. Perché quando si inclina il piano, tutto rotola verso il
basso. L’interesse personale, l’inganno, la sopraffazione, le brame
inconfessabili. E anche l’invadenza delle
religioni contro la laicità stabilita dalla Costituzione. Abusi sempre legittimati nella mente di chi li
compie. Perché l’uomo giustifica tutto, anche l’omicidio.
Senza
la rigorosa giustizia, alla fine si languisce nel disordine, nella violenza e
nell’odio. Perché ognuno cerca sempre il proprio vantaggio. Le leggi servono ai
deboli, non ai prepotenti.
Questo
caso ha rischiarato la notte italiana e ci ha mostrato quale sia il suo
problema. L’anarchia compiaciuta dei suoi cittadini e dei loro rappresentanti.
Che è cosa ben diversa dalla disobbedienza civile. La quale ha un senso, solo
se fatta da qualcuno alla luce del sole, accettandone le conseguenze.
Da questa anarchia nasce il familismo amorale,
il disprezzo per le regole e, in
sostanza, la deriva verso l’imbarbarimento.
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