45.000 anni fa il
Neandertal, che abitava l’Europa, udì battere verso sud i tamburi che
annunciavano l’arrivo dell’homo sapiens.
Egli si era adattato talmente bene al
freddo, da sopravvivere tre glaciazioni e centinaia di migliaia di anni, senza
mai cambiare il suo modo di vivere. E quando incontrò il sapiens, lo guardò con
sufficienza. Accortosi poi che aveva addomesticato il lupo, con disprezzo. Un
cacciatore come lui non apprezzava di vivere con le bestie. E quando i suoi
stregoni, dalle televisioni, cominciarono a chiamare barbari quei nuovi venuti,
ne evitò la compagnia. L’estinzione non giunse rapida. Un freddo pungente e
abbondanti alluvioni avevano allontanato i grandi carnivori che cacciava.
Privilegi, vitalizi, pensioni d’oro. E siccome l’abbondanza lo aveva portato a
disdegnare i pasti frugali, cominciò a sentire i morsi della fame. Il fratello
sapiens, invece, aveva i cani. E, tramite loro, abbondanza di selvaggina.
Uccelli, lepri e volpi, che il Neandertal aveva scartato. Spinto dal bisogno
egli abbandonò allora l’altezzoso isolamento. Ma era troppo tardi, perché solo l’unione delle sue donne con la
nuova specie era feconda. Ed egli scomparve per ibridazione.
Nessun commento:
Posta un commento