giovedì 6 settembre 2018

L'AUTOCOSCIENZA




Di certo la natura, nel suo incedere selettivo, ha dovuto percorrere sentieri impervi e rischiosi. Ad ogni passo trovando sul suo cammino tranelli spaventosi, cadendo nei quali avrebbe ottenuto il risultato opposto. L’estinzione della specie che avrebbe voluto far progredire.
Fornire gli uomini di autocoscienza deve essere stato uno di quei passaggi. Il salto immenso ed inspiegabile dalla conoscenza alla conoscenza di conoscere.
Dotare un animale, sbattuto nel mondo a cercare da solo la sua strada, di una autocoscienza ha significato, infatti, renderlo consapevole che il fallimento sarebbe costato la morte. Una conoscenza insopportabile,  per chi ha programmata dentro di sé la paura della fine, come il peggiore dei mali.
Chi sopporterebbe il fardello di sudare e annientarsi di fatica per una vita così misera, quando con un semplice pugnale potrebbe liberarsi dal peso? Dice Shakespeare.
Il tempo a sua disposizione ha dovuto aiutare la natura. Milioni di anni e di suicidi, che le hanno consentito di trovare l’antidoto. Un ormone dal nome gentile, prodotto da noi stessi, che creasse l’illusione di un mondo amichevole e benigno. La serotonina.
La sua mancanza sprofonda l’uomo  negli abissi della depressione. Forse la condizione normale dei primi, sfortunati sperimentatori dell’autocoscienza.

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