Una delle ineffabili trasmissioni che solcano
l’etere italiano, mi mostra uno scambio di cortesie tra Sgarbi e Scanzi. Una
scena frizzante. Il primo stravolto dall’ira, perché definito una prostituta. Ed il secondo infuriato con
la conduttrice, che lo invita a non provocarlo. Come se si trattasse di un pazzo
furioso.
Il critico intanto ribolliva, e continuava a
coprire di improperi il giornalista. La faccia gonfia e gli occhi arrossati per
lo sforzo, inducevano a considerarlo nella forma mentale che solitamente lo
contraddistingue. Quando cioè, invasato dalle telecamere, la sua grande cultura
trova sfogo da un orifizio diverso dal consueto.
Ma come stabilire chi, tra i due giornalisti,
avesse ragione? La domanda è problematica ed esistono delle alternative. L’individuo
potrebbe infatti non essere né una prostituta né un demente, ma soltanto uno
scaltro profittatore. Del resto la storia è piena di personaggi che riempiono
lo spazio con parole altisonanti, per nascondere lo squallore della propria
debosciata vita. Ed il Nostro ha grandi meriti sotto questo profilo.
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