lunedì 11 aprile 2016

IL BUON PASTORE



Fermo su quella riva
guardando l’infinito
ho visto un gorgo nero
tra onde mareggianti
ch’ebbi timore a dire,
oh nuvole distanti,
quasi che fosse vero.
Corpi di mostri informi
e un brulicar di teste
dagli occhi fiammeggianti
e tratti troppo umani
là sotto vorticanti.
Ira e rancor rodente
fremente presunzione
possente tracotanza
e squallida passione
proterva avidità
e la superbia immane
l’odio che solo dà
il privilegio immenso
perduto lentamente.
Ma quando silenzioso
capii che solo il mio
volava più lontano
distolsi quello sguardo.
Qui ci vorrebbe Iddio,
pensai, perché nessuno
di chi mi stava intorno
con l’occhio senza presa
non mai mi crederà.
Che la dolce distesa
che invita alla bontà,
la placida modestia
che sa di santità,
nasconda anche la bestia
mortale dell’offesa
nessuno lo saprà.
Ma quando all’improvviso
uno si rivelò
proprio davanti a noi
volsi i miei occhi al cielo,
perché chi lo portò
a togliersi quel velo,
che rese ora evidente
l’antica verità,
che adesso ognuno afferra,
lo deve ringraziare
l’intera umanità.
Quello che cerchi altrove,
uomo, tu ce l’hai già.
Resta coi piedi a terra,
non c’è salvezza in mare.

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