martedì 27 maggio 2014

A STEFANIA


Dice… sa, ci ha colpiti,
ci ha veramente scossi
quella sua poesia.
E poi ne legge un sorso,
di quel che le ho mandato
all’indirizzo on-line
proprio per quel concorso.
Scrive da molto lei?
I suoi son versi belli.
Ma, io… , faccio fatica,
mi sento un po’commosso,
la voce mi va via.
Ma io… scrivo grafelli!
rispondo.  Una specie di scherzo.
Non ha mai scritto prima?
Io no. È sol l’occupazione
che mi sono inventato
da quando sto in pensione.
Allora c’è talento, risponde
accalorata; si sente l’emozione
della telefonata.
Lei mi lusinga tanto.
Ma è solo per l’incanto
che mi ha donato prima
leggendo le sue parole,
ben scritte in terza rima.
Mi sento in confusione
basito e rintronato.
Un uccellin però
cinguetta e non va
via, e per fortuna
mi scaccia l’ abulia
in cui m’ero cacciato.
Intanto Sefanìa,
con voce suadentissima
e soave, m’invita là per là,
quasi m’implora con fervore,
ad aderire alla pubblicazione
d’inediti poeti
e giovani cantori
che trovansi dispersi
in cerca d’editori
oggi per la nazione.
Si sente la cultura
ch’emana
da Stefania.
Forbite ha le parole
di chi da lungo è stata,
di chi forse con lode
in lingua è laureata.
E dolce è il tono
dell’onda sua leggera.
Questa donna,
dall’ammiccante suono,
della voce, penso,
sarà però sincera?
Ma scaccio l’illazione,
sol come dubbio indegno.
La dolce mia lettrice,
d’aulico eloquio e senno,
non può, non è bugiarda.
La sua casa editrice
è nota; possibile non è
che sia così bastarda.
Le parlo un po’ di me,
ma lei non fa attenzione.
Fa la dissertazione,
descrive il suo progetto
e spiega con passione
tutti i vantaggi e il modo
della pubblicazione.
Ma, chiedo, il concorso?
Quando la premiazione?
Risposta io non odo.
Prosegue nel discorso,
servono altre poesie
per la nostra edizione.
Sono nel Blog, rispondo
ah, lei ha un sito, lei?
Non è la stessa cosa,
aggiunge, le pagine dei
libri,  sa? l’odore,
il tatto, sul Web
non può sentirli,
è come un finto fiore.
E quando finalmente
tutto pare chiarito
sorge impellente
rapida ed impudente,
così, di primo acchito,
una domanda in mente:
quanto questo mi costa?
Trecento solamente
è stata la risposta.

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