Io non le sento nascer né salire.
Sgorgano come l’acqua dolce
ed ipogea delle silenti vene
d’una corteccia algente
nel fervente corpo di terra
e roccia solidificata. Fumiganti
volute d’instancabili rovelli
e laceranti dubbi che s’ergono
salienti verso il chiarore cerulo
di verità lontane. E senza fretta,
a loro circonfuso, un cruccio
che scompare nella parola avita
mi rende meno amare le strade
della vita, anguste e ricorrenti.
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