venerdì 12 aprile 2013

IN MEMORIA DI GIORDANO BRUNO


" ...ut quam clementissime et citra sanguinis effusionem puniretur! "


"Maiori forsitan cum timore sententiam in me dicitis, quam ego accipiam."



Dovremmo ricordare
senza rancore alcuno
che se si può pensare
liberamente ognuno

senza che un aguzzino,
col saio o in uniforme,
umano oppur divino,
usando le sue norme


te lo possa impedire,
fu grazie al sacrificio
di chi scelse morire
per contro al triste ufficio


di dover rinnegare
quel ch’era sì evidente,
se non proprio all’altare
alla sua stessa mente.


Ed anche se trascorsi
son secoli oramai
da quando ferri ai polsi
quell’uomo cerca guai


fu acceso ancora vivo
dalla papale fiamma
di un rito collettivo
che monda e che condanna.

La lingua insanguinata
fitta dalla mordacchia,
la legna accatastata
che arde, fuma e gracchia,

quell’uomo, cui lo spasmo
di quel dolore atroce
tra grida d’entusiasmo
e segni della croce,


la bocca chiusa e muta
da quel bavaglio infame
che rese sottaciuta
quella sua rabbia immane,


l’animo non piegò.
E al simbolo d’amore,
che ormai sol figurò
 ieratico furore,


causa di quel supplizio
oppur del disonore,
che a quel viso patrizio
straziato dal dolore


un frate avvicinò,
ebbe l’estremo afflato
di dire ancora  no.
Girandosi di lato.

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