giovedì 24 gennaio 2019

SUMMA INIURIA



“Summum ius, summa iniuria”, diceva Cicerone. Somma giustizia, massima ingiustizia. Sì, perché quando la giustizia viene applicata con estrema precisione, diventa iniquità. Un principio sacrosanto e condivisibile. Quello della cautela e della ponderazione. Che si ritrova in forme più o meno simili nei proverbi: “ Il troppo stroppia”. O nelle sentenze celebri: “ Le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni”.  
Questa pillola di saggezza ha informato di sé quasi ogni ordinamento giuridico occidentale, e sta alla base della nostra civiltà.
Va però precisato che il principio dovrebbe valere anche per se stesso. Perché la sua applicazione rigorosa, nella ricerca ad ogni costo di applicare la legge caso per caso, produce infami aberrazioni. E conduce a preoccuparsi più dei colpevoli che delle loro vittime innocenti.
Infatti attraverso sentieri tortuosi e non di rado aperti all’occorrenza, si giunge a liberare spesso spietati criminali. Una gara che vede in testa alla scalata della “summa iniuria” la psichiatria. La quale non solo arriva a stabilire che il criminale non era in grado di intendere e di volere. Ma anche che non lo era, soltanto nel momento in cui perpetrava il delitto. Evitandogli così, oltre alla galera, anche di essere rinchiuso  in qualche istituto. 

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