Il declino impietoso del partito che fu capofila
nelle battaglie per l'emancipazione, non ha certo un’unica ragione. Nessuna di
esse potrà però mai raggiungere la cifra del tradimento, del principio
costituzionale della laicità dello Stato.
Le religioni che fanno proselitismo sono
agglomerati plastici che premono sul muro della separazione, in forza dei
milioni di zelatori, convinti di conoscere la volontà di Dio. Un coro beghinico
che, al grido di “tanto che male fa”, conculca la libertà di chi non crede
nelle loro mitologie. Questo blob informe penetra ogni crepa e riempie ogni
vuoto, chiamandolo poi tradizione. La divisione delle competenze non può
funzionare, se il confine tra lo Stato e
le religioni è fittizio. Senza una diga ermetica, non si può pensare che
costoro vengano a patti con la democrazia ed accettino di rispettare anche i
diritti, di chi vuol vivere senza praticare alcuna religione. Aver messo a
guardia di questo confine gente che indulge al clericalismo, è stata la più
grande infamia commessa contro l’Italia nata dal Risorgimento. Un tentativo proditorio
e maldestro di svendere l'anima e le radici di milioni di persone.
Ma gli elettori se ne sono accorti.
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