La misura della felicità di una nazione ha
più a che fare con l’onestà intellettuale, che con le condizioni economiche.
Poiché la prima aumenta l’autostima e le seconde soltanto il benessere. E
poiché gli italiani non si dichiarano tra i popoli più felici, ne consegue che
la prima non è molto praticata nel nostro paese. Onestà intellettuale significa
semplicemente dire la verità.
Ci sono sistemi politici nei quali, se lo si fa,
si rischia di finire male. Per questo il totalitarismo sarà sempre il brodo di
coltura dell’infelicità. L’Italia però non è un paese totalitario. Perché le
persone allora preferiscono dissimulare il proprio pensiero, molto spesso anche
a se stessi?
Nasce dalla biologia la pulsione di sentirsi
parte di una comunità. Non essere
diversi dagli altri ci tranquillizza, ci dà sicurezza e ci spinge a conformarci
anche su cose che non ci piacciono. Questo però comporta una profonda
frustrazione. Causata dalla rimozione di pensieri e sentimenti spontanei, che non
possono convivere col nostro
comportamento.
Recuperare la propria individualità costa
fatica. Ma vale la pena sacrificare l’autostima per vivere tranquilli?
In fondo dire la verità può costare
l’isolamento, ma non la vita, come accadeva ai tempi di Galileo.
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