S’entravi dentra ‘l Cinema Ducal
dietra ‘l bancon c’era na spec
de nicchia
propri tel mezz, in position
central,
e do ce stava sempre lo:
Scarnicchia.
No, tun chel temp, stavam sempre
a guardé,
perché‘n cera na lira manc per
piagna,
e per gì a veda un film sensa
paghé
i facevam intorne na gran lagna.
Mo sensa na parola d’spiegasion
Scarnicchia ce butava sempre
fora,
sensa nessun riguard o
compassion
qualunque fossa ‘l temp, el
giorne o l’ora.
Acsé na gran tristessa ce calava
che ce spegneva dentra ogni
allegria,
a veda tutt cla bella gent ch’entrava
mentre ma no… lo ce mandava via.
Era vecchiott e stort e tutt
gricitt,
prò la vista trop ben i
funsionava
e anca s’era tutt rinciculit
malé sensa ‘l bigliett… en se pasava.
Ormai per no la sfida era
diretta
e quasi era dventata n’ossession
da gì dentra chel cinema a
bughetta,
sensa paghé ‘l bigliett ma chel
teston.
E finalment na sera gim so tutti
de corsa fin al Cinema Ducale
e po aspetam che dentra van via
tutti
sia per l’andron e anca per le
scale.
Alora, un de noiatre entra e
passa
propri davanti a lo e po’, a
brutt mus,
sensa fermass per gnent du ce la
cassa,
tla galleria s’infila com un fus.
Scarnicchia scend e corr imbestialit
per archiapal sensa pensac nemen
e quand el post de guardia sta
sguarnit
ne entra na caterva tutt insiem
come na cataratta per la scala
che se riversa d’sotta, tla
platea,
do n’entra all’improvvis dentra
la sala,
sitti cum le putan, una marea.
E quand el clandestin se fa chiapè
Scarnicchia el caccia fora tutt
content
per avé pres un furb... sensa
savé
d’avé beneficat ma tanta gent.
Della serie: Quel c’marcord d’Urbin
TRADUZIONE
Se entravi dentro il cinema Ducale,
dietro il bancone c’era una specie di nicchia
proprio a metà, in posizione centrale,
dove stava sempre lui: Scarnicchia.
Noi in quel tempo stavamo sempre a guardare,
perché non c’era una lira neanche per piangere
e per andare a vedere un film senza pagare
gli facevamo sempre una gran lagna.
Ma senza una parola di spiegazione,
Scarnicchia ci buttava sempre fuori
senza riguardo e senza compassione,
qualsiasi fosse il tempo il giorno o l’ora.
Così eravamo presi da una grande tristezza
che ci spegneva tutta l’allegria,
nel vedere tutta quella bella gente che entrava
mentre noi, lui ci mandava via.
Era vecchio storto e pieno di rughe,
però la vista gli funzionava troppo bene
e anche se era tutto raggricchiato
lì senza il biglietto non s’entrava.
Oramai per noi la sfida era diretta
ed era quasi diventata un’ossessione
d’entrare in quel cinema a scrocco
senza pagare il biglietto a quel testone.
Così finalmente una sera andiamo su tutti
di corsa fino al cinema Ducale
e aspettiamo che vadano via tutti
sia nell’androne e anche per le scale.
Quindi uno di noi entra e passa
proprio davanti a lui e, a brutto muso,
senza fermarsi davanti alla cassa
s’infila in galleria come un fuso.
Scarnicchia scende e corre imbestialito
per riprenderlo, senza neanche pensarci,
e quando il posto di guardia resta sguarnito
corriamo tutti dentro per buttarci
come una cataratta giù per la scala
che si riversa di sotto in platea,
dove ne entra all’improvviso nella sala,
zitti come le puttane, una marea.
E quando il clandestino si fa prendere
Scarnicchia lo caccia fuori tutto contento
d’aver acchiappato un furbo … senz’intendere,
d’averne però beneficato
cento.
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