lunedì 2 febbraio 2015

IL CELIBATO



Se non fosse una tragedia
che ha distrutto una famiglia
tutto questo parapiglia
potrebb’esser ‘na commedia.

È successo qui vicino
con l’arrivo in un paese
d’un fratone congolese
dalle parti di Sestino.

La comunità era mesta
ma con quella buona nuova
tutta quanta si rinnova
e in Canonica fan festa.

Par che alcune parrocchiane
già da tempo rassegnate
si sian tosto ridestate
con maniere molto strane.

Un via vai un po’ sospetto,
una cena col coniglio
e qualcuna con un figlio
se ne torna sotto il tetto

della casa del marito,
che poi quando l’ha saputo
che del frate era cornuto
è rimasto inebetito

pel destino tanto tristo.
Ma la moglie poverina
ch’è sparita una mattina
è finita a Chi l’ha Visto.

La Sciarelli dal suo posto
pare alquanto frastornata
ogni volta che in serata
si collega col prevosto

che non sembra in buono stato;
ma par fuor di sentimento
quando va in collegamento
col marito e l’avvocato.

Qui la vita è dura assai
per l’inviato che sta in loco,
ché non solo dicon poco
ma non parlan quasi mai.

Il marito sol ringrazia
e nessuno sa il perché
d’un motivo che non c’è,
poiché questa è una disgrazia.

L’avvocato sempre accanto
non si sa cosa ci fa
e neanche un segno dà
di sapere più di tanto.

Ma tra tutti non han prezzo
le parole di saggezza
che con grande leggerezza
dice il vescovo d’Arezzo

quando, per giustificare
d’aver fatto entrare in casa
quel signore di Kinshasa,
si comincia a lamentare

dei purtroppo voti scarsi,
che costringono le chiese
nella terra congolese
controvoglia anche a recarsi

per cercare i loro preti.
Ora cara Federica
non farebber men fatica
se  togliendo i loro veti

li facessero sposare,
quelli là del Vaticano,
sia l’esotico o il nostrano
che gli curano l’altare?

Non son poi grandi pretese;
più sereni i parrocchiani
diverrebber da domani…
e anche il frate congolese.

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