mercoledì 25 febbraio 2015

ELOGIO DELLA PAZZIA


continua da "Elogio della pazzia" - Canto primo



  

Di tutto siamo debitori alla pazzia


Ed ora amici il tempo è qui arrivato
che io vi dica dei vantaggi quali
l’opera mia vi ha tanto dispensato.
Chi ringraziar dovete dei natali,
la mano, il braccio, il petto o gli occhi tondi
o i vostri tutti matti genitali,
che addormentando i sensi più profondi
son bravi a fare in modo che vi piaccia
entrare nei più lerci bassifondi?
E di sapere il ver non vi dispiaccia:
chi mai si sposerebbe, amici miei,
considerando tutta la gentaccia
che c’è nel mondo? Debitore sei
soltanto della vita alle mie amiche
Irriflessione e Oblio, e zebedei.


Le età della pazzia.


Non è la prima età senza fatiche?
Non è più lieta e più gradita a tutti
perché più folle fin dall’ere antiche?
La giovinezza coi suoi dolci frutti,
come goderne? se non fosse ch’io
tolgo il giudizio ai belli e pure ai brutti?
E poi da vecchi, più vicini a Dio
se voi senza speranza regredite
qual neonati, non è merito mio?
Sdentati e deformati dall’artrite,
piagati dal decubito indecente,
con me senza pensieri voi morite.
Non è un vantaggio non capire niente?
Essere inebetiti e rimbambire,
spento il feroce assillo nella mente?

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