mercoledì 26 novembre 2014

LA GUERRA




Stavo attingendo ai miei pensieri assorto,
quando lungo un sentiero di montagna
d’una stranezza io mi sono accorto.
Fendeva il mio bastone l’aria stagna

di primavera e gli stivali i sassi,
aguzzi e duri sull’erto cammino,
facevan risuonare coi miei passi.
Una dolcezza quieta da bambino

m’aveva avvolto, da leggende antiche,
quando sul lato destro del sentiero
vedo una nera fila di formiche
senza vita, che non mi pare vero.

M’accosto allora per vedere meglio
ed il mio sguardo non è sufficiente
per scorgerne la fine. Se son sveglio,
di chiedermi mi viene allora in mente.

Giacciono morte insieme l’una all’altra
in un silenzio tetro e funerale
ed io mi chiedo quale mente scaltra
possa aver fatto loro tanto male.

A quest’altezza qui, non c’è nessuno
che possa odiare tanto questi insetti
da massacrarli tutti uno ad uno
in mezzo a un bosco, dove son protetti.

Guardando meglio vedo poi spuntare
delle compagne vive un po’ più a valle
che, tutte prese, si danno da fare
a portar via i morti sulle spalle.

Ognuna porta il suo, e in questa azione
mi si rivela il campo di battaglia.
Non vanno nella stessa direzione
ma si dirigon dentro la boscaglia

verso due separate fosche biche.
Adesso finalmente lo capisco
di cosa sono morte le formiche
ed un pensiero trascendente ardisco.

Oh Dio delle creature sballottate
in questa nave tonda alla deriva,
diccelo tu che te le sei create,
perché il cervello nostro non ci arriva:

ci hai messi tutti in questo spazio vuoto,
su questo grumo duro ch’è la terra,
solo per ritornare al tempo immoto
facendo tra di noi sempre la guerra?

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