venerdì 22 agosto 2014

LA MANCANZA


In un’aria serotina
impregnata dall’olezzo
della  lieve ginestrina
mi dicesti ch’era un pezzo
che lo stavi tu anelando
ed io dissi di rimando
che l’amore è birichino:
si nasconde di tra i fiori
e persino tra lo sterco.
“È da molto che lo cerco!”
ripetesti tra i languori.
Poi comparve un po’ di vento
e si scosse la campagna
quando tu con voce stanca
mi dicesti a cuore aperto:
“È da tanto che mi manca!
la mia vita era un deserto
desolato e senza rezzo”
“Sei affranta?” dici, “Certo!
siam seduti qui da un pezzo!”
Allor  tocco lentamente
la tua chioma assai fluente
che, sfiorata appena appena,
mi s’accascia come niente
ben più ratta che repente.
E dai fiumi del passato
prepotente avanza un’onda
che ripete di gran lena:
“Ero schiva e pudibonda,
ero schiva e pudibonda!”
Ancor oggi, quasi vecchio,
la sua sola rimembranza
mi sconvolge anche parecchio
se ripenso a tutto il male
che può fare la Mancanza,
che produce tanta pena
e un risucchio pertinace
che ti schianta e che ti drena.

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