mercoledì 8 gennaio 2014

IL VALDOSTANO


Son venuto da lontano
con in testa il gran rovello
di saper se il valligiano
appartiene a questo o a quello

e neanche a farlo apposta
quando arrivo scopro che
questa gente in Val d’Aosta
è francese come me.

Salgo allora verso Cogne
con la testa più pulita,
dopo aver passato Issogne
e imboccato la salita.

Capodanno è assai vicino
e son quasi le ore tre
quando leggo un fogliettino:
“ Non esiste la Vallée”.

Non indugio per entrare
dove solo quattro gatti
stanno  assorti ad ascoltare
mentre parlan due sfigati

che, non so da dove scesi,
dicon che non l’italiano,
ma la lingua dei francesi
è più affine al Valdostano.

Però questo l’anno scorso,
che quest’anno un volantino
nella piana di Sant’Orso
mi preoccupa un pochino.

Sempre sotto Capodanno,
stessa sala in tardo orario
si prospetta anche quest’anno
un evento straordinario.

Si fa un’altra conferenza
sempre con i due figuri
a parlar con esperienza
tra gli stessi quattro muri.

Cambia denominazione
ma l’oggetto, caso strano,
tratta sempre la questione
del linguaggio valdostano.

Entro quindi ben deciso
a capire proprio bene
cosa nel Gran Paradiso
li fa stare ancora insieme,

ma quand’esco sono in coma,
rimbambito di sorprese,
perché par che sia l’idioma
né italiano né francese.

La partenza è un po’ angosciante,
perché lascio una montagna
di bellezza conturbante,
ma un tormento m’accompagna.

Caro Maire che stai lassù,
mentre io son quasi a Fano
me lo dici almeno tu
chi cazz’è sto valdostano?

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