Ieri allo stadio di San Siro ho visto due Italie.
Una era sul campo. Undici atleti che hanno
lottato come leoni per vincere ed ai quali deve andare il nostro plauso. L’altra
sugli spalti, sulla quale deve ritorcersi invece il biasimo di tutti i
cittadini che non vi si riconoscono.
Solo la prima mi rappresenta. La seconda,
almeno quella di coloro che hanno iniziato fischiando l’inno nazionale degli
avversari, deve solo vergognarsi.
Pantofolai che credono di fare sport
guardandolo alla televisione, facinorosi e violenti che non vedono l’ora di
menar le mani, beoti e falliti che pensano di riscattarsi urlando ed inveendo
allo stadio, non sono che l’espressione dell’Italia come è stata modellata da
quelli che loro hanno votato: una massa di maleducati.
C’è una notizia che scorre sui giornali svedesi
stamattina. L’allenatore della squadra che ci ha sconfitti, prima di lasciare
gli spogliatoi, ha preso un sacco ed ha ripulito la stanza di tutte le
bottiglie e le cartacce rimaste a terra. “Perché non bisogna lasciare sporco”, ha
commentato. Ma è una notizia che forse nessun giornale italiano pubblicherà
mai. Perché noi… siamo superiori.
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