sabato 17 giugno 2017

OMEOPATIA E CRISI RELIGIOSA




Da tempi antichissimi l’uomo ha attribuito all’acqua poteri taumaturgici. Egli ha da sempre individuato, nelle stranezze di graveolenti fonti termali, misteriosi poteri curativi e la sorgente, intesa come luogo da cui sgorgano acque fresche e purissime, ha attratto l’immaginazione rigogliosa dei poeti e dei ministri dei culti religiosi. Benché ridotto ormai ad una cloaca a cielo aperto, il Gange, sacro fiume indiano, è ancora oggi continuamente visitato da pellegrini che si vogliono immergere nelle sue acque. In ogni religione si menzionano antiche fonti, lavacri misteriosi in grado di redimere e le Naiadi, leggiadre ninfe delle acque, danzano di notte intorno ai laghi e ai fiumi d’Europa. Milioni di malati si bagnano ogni anno nelle piscine di Lourdes, colmi di speranza.
Uno sviluppo ulteriore si ebbe quando qualcuno cominciò ad attribuire all’acqua un sacrale potere di redenzione, senza bisogno di recarsi nei luoghi impervi delle sorgenti e delle cascate di montagna. Le chiese si riempirono allora di aspersori e acquasantiere, ripiene di un liquido purificatore preparato dal sacerdote. Non era più necessario conoscerne la provenienza. Bastava che il prete facesse dei segni misteriosi sopra la superficie di un’acqua qualunque, per conferire ad essa un potere salvifico. E una volta benedetta la si chiamò “santa”.  Il rito non modificava in alcun modo le caratteristiche fisico-chimiche del liquido consacrato, che sembrava perfettamente identico a prima. Eppure, per farsela aspergere o portarsela a casa, molti fedeli furono perfino disposti a non lesinare delle sostanziose “offerte”. Ricordo ancora un famoso allenatore di calcio che, prima delle partite, ci si strofinava furiosamente le mani, non certo per disinfettarle.
Questa irresistibile attrazione non poteva sfuggire a individui dalla più disparata intraprendenza. Infatti cominciarono a comparire acque giurassiche, acque mnemoniche, acque olistiche, acque energetiche e così via, che diedero la stura ad un commercio dalla incredibile variabilità. Un commercio caratterizzato sempre dalla stessa merce: l’acqua fresca. Un liquido cioè molto abbondante sulla terra il quale, opportunamente trattato, pur mantenendo in apparenza lo stesso aspetto era in grado di assumere poteri speciali, dovuti alla presenza del  misterioso fluido metafisico che la mente umana non comprende, ma percepisce.
Questi rimedi ebbero fortune alterne e alquanto circoscritte, tranne uno: l’omeopatia.  Per qualche misterioso motivo, anzi, quest’ultima assurse alla dignità di medicina “integrativa” ed i suoi preparati furono addirittura messi in vendita nelle farmacie. Ma sempre della stessa cosa si trattava. Infatti se io metto una goccia di latte in un litro d’acqua, soltanto un pazzo potrebbe sostenere che se bevo quel litro d’acqua dovrei sentirmi sazio. Quando però l’omeopata prende una goccia di quel preparato e la mette in un altro litro d’acqua, ripetendo questa operazione decine di volte, a quel punto neanche uno scervellato potrebbe avere più dubbi, tali da sostenere che dentro quel liquido ci sia ancora una presenza del prezioso nutrimento. Nessuno potrebbe sostenerlo, tranne l’omeopata, il quale invece afferma che, nonostante le diluizioni, la quantità infinitesimale di latte ancora presente nel liquido è in grado di far sentire ed esplicare i suoi benefici effetti sulla salute. E devono essere tanti coloro che ci credono, se è vero che pur di assumere tali preparati in piccole dosi, essi fanno vorticare un giro d’affari che dà le vertigini, pensando al suo ammontare.
Tutti clienti sottratti dalla concorrenza all’acqua santa, con grave scorno e scapito per la chiesa cattolica. Sarà un segno del suo declino?

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