giovedì 9 giugno 2016

IL CRITERIO




















Nel merito nel merito
si va gridando ognora,
ma come trova il verso
chi addentro non si trova?
Dunque ci serve un terzo
criterio giudicante,
se il metodo è precluso
perché insignificante.
Ho meditato a lungo
come dover votare,
per la Costituzione
che vogliono cambiare.
Ma nel quesito astruso
e tra la confusione
mi trovo in mezzo al mare.
Quando dall’alto pulpito
poi il docente esimio
conforta ed assicura,
mi sento sbalestrato.
Difendere il passato?
Eppur nell’intelletto,
l’ombra del raziocinio
mi provoca dolore.
L’uomo corrotto e tremulo
stolto fazioso e abietto
avvolto nel furore,
come sarebbe armato,
senza la stessa legge
che incardinò lo Stato?
Quando la risonante
voce muove le masse,
quando uno squilibrato,
di falsità grondante,
batte le sue grancasse,
mi chiedo nell’orrore,
dopo, cosa accadrà?
Volto lo sguardo a terra
dentro il rovello ardente
cerco la verità.
Ed ecco l’intuizione.
Colui che alla mia mente
appare in assoluto
il peggio del peggiore,
l’esempio del saccente,
il fariseo pregante
dal piglio prepotente,
sfrenato d’ambizione;
l’ottuso quanto astuto
che fu governatore,
assiduo querelante
cattivo pagatore;
il pavido attendente
dell’ideologia nepente
nemica del pensiero
che viaggia in libertà;
lui, casto e senza vizio
per voce sedicente,
Celeste essendo che;
di amici amico vero
avvinto al vitalizio,
lui, come voterà?
Questo varrà per me
da metro di giudizio.
E NO! dunque, sarà.

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