C’è qualcosa che suscita interesse, nella recente vicenda dei docenti
universitari che truccavano i concorsi. Non tanto nell’episodio in sé, che non solleva alcuna meraviglia. Bensì nelle
parole del cattedratico, proferite senza scrupolo alcuno in faccia allo
stupefatto ricercatore. “Non fare
l’inglese, sono regole non scritte”.
Ora quando un docente universitario, per
giunta di diritto, pronuncia parole simili, sorgono almeno due domande.
La prima attiene a come si guadagna da vivere.
Se costui si comporta come il medico, che dice al paziente di non fumare con la
sigaretta in bocca, perché lo paghiamo?
La seconda invece riguarda il valore
intrinseco di tali consuetudini. Che peso hanno in una società le regole non
scritte e come la influenzano?
Per quanto attiene alla prima domanda, se un
ospedale assume un chirurgo, senza che questo lo sia, siamo davanti da una
parte ad un ente pubblico degenerato e dall’altra ad un criminale truffaldino.
E la cosa finisce lì. Ma se ad assumere chirurghi senza laurea fossero i
migliori ospedali del paese, allora saremmo davanti ad un sistema studiato apposta.
A chi giova dunque mantenere sulle cattedre delle mele marce, quali quelle che
la guardia di finanza ha stanato di recente dalle università?
La questione sollevata dalla seconda domanda
è però più stimolante, perché apre le porte a sviluppi di grande interesse.
Se un inglese vuole scoprire il peso che
hanno in Italia le regole non scritte, venga in vacanza da noi. Poi faccia un
bel giro nelle città dì’arte e attraversi fiducioso le strade sulle strisce
pedonali. Lo scoprirà presto.
Non può essere questo un modo per valutare con
precisione, direi in modo matematico, il grado di democrazia di un paese?
Democrazia deve essere infatti sinonimo di
trasparenza. Vale a dire la conoscenza universale
delle regole che garantiscono la convivenza civile, mentre le leggi non scritte
sono l’opposto della trasparenza.
Si prendano dei casi (A), diciamo tirati a
sorte, e si vada a controllare in pratica se il rispetto delle regole stabilite
permettono di ottenere il diritto al quale si aspira (B). Oppure se, nonostante
le regole, occorre agire in qualche altro modo per ottenere meglio e prima quello
che ci spetterebbe.
Si ponga il numero dei risultati positivi (B)
al numeratore ed il numero degli esempi verificati (A), al denominatore.
Risolvendo la frazione si otterranno così dei numeri da 0,1 a 1.
1 per il massimo di trasparenza e 0.1 per i
sistemi che ne sono privi. I valori intermedi daranno l’idea di quale tipo di
democrazia esiste nel paese esaminato. Mentre se si ottiene uno zero sarebbe
bene fare le valigie, perché saremmo di fronte ad un regime totalitario.
Ecco alcuni esempi:
1.
Concorsi
pubblici.
2.
Assegnazione
di pensioni di invalidità.
3.
Graduatorie
per case di riposo.
4.
Accesso
alle cattedre di religione.
5.
Fruibilità
delle strutture sanitarie.
6.
Disponibilità
degli asili.
7.
Iscrizione
agli albi professionali.
8.
Concessione
di autorizzazioni di qualsiasi tipo.
9.
Richieste
di licenze di qualsiasi tipo.
10.
Elargizione
di sussidi vari.
Ognuno può divertirsi a trovarne altri e a dare
risposte in base alla sua esperienza o a quella di conoscenti o amici. La
democrazia italiana sarà in mano vostra.
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