giovedì 22 dicembre 2016

IL BOTTEGAIO



Passò la vita a vender la porchetta
e a mettere da parte i suoi danari.
Sapeva far di conto in tutta fretta
e conosceva tutto dei maiali.

Col resto qualche volta era furbetto
perché lui era una gran risparmiatore
e non amando pause né diletto
trascorse il tempo da lavoratore.

Mentre gli amici andavano in vacanza
lui si comprò negli anni del servizio
case, palazzi e terre in abbondanza
tenendosi lontano da ogni vizio.

La conoscenza la lasciava agli altri,
l’erudizione non valeva niente,
tenendo per costumi buoni e scaltri
soltanto i suoi, nel giudicar la gente.

Vendendo vino e fumo senza ozio
nell’aria più malsana che ci sia
tra i suoni d’uno squallido negozio,
senza bellezza, il tempo volò via

ad ingrossare solo il capitale,
sfruttando spesso le miserie altrui;
di quella gente bisognosa e frale
a cui i soldi li prestava lui

per poi, seduti fuori dal locale,
berseli insieme oziando tutto il giorno
in un degrado vano e generale
che contagiava tutto quanto intorno.

E lì lo vidi, qualche tempo dopo.
Contratto tra uno spasmo o convulsione,
con l’occhio fisso e spento, come vuoto,
cercando d’appoggiarsi al suo bastone

orrendi suoni dalla bocca uscendo,
senza né senso né significato,
e poi su d’una sedia ricadendo
la testa reclinata,  rassegnato,

insieme ai suoi clienti nella sorte.
Uguale proprio a loro,  gli occhi affranti,
a meditare tardi sulla morte
tra i derelitti ormai… uno dei tanti.

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