lunedì 7 marzo 2016

LA BISCA



Se’n tel cinquanta se nat anca te
e stavi d’casa a Urbin, dentra le mura,
de cla parocchia alor te d’arcordè
du s’giocava d’azard sensa paura.

El pret era content tra i biliardin,
da veda tra chi mur, beati e bei,
una gran fila allegra de burdei
che niven giò da tutt le part d’Urbin.

Soltant che non apena ce lasciava
en era piò ‘l ping pong che se giocava
sopra i tavlin, ma ‘l poker… e le cart,
scapaven cum i sold da tutt le part.

Quand s’era spars la voc, tutta d’un tratt,
in gir ormai s’vedeven sol i gatt,
mo malagiò, du s’giva per giochè,
c’era la fila d’fora per entrè,

cum quei che vedi adess… c’van a gratè.
Ancora che’l por pret l’ha da savé
du è che da la sera a la matina
avevn’apert na bisca clandestina!


Della serie: Quel c’marcord d’Urbin




TRADUZIONE


Se sei nato nel cinquanta anche tu
e abitavi in Urbino, dentro le mura,
allora ti devi ricordare di quella parrocchia
dove si giocava d’azzardo senza paura.

Il prete era contento di vedere tra i biliardini
e tra quelle mura, beati e belli,
venir giù da tutte le parti d’Urbino
una gran fila allegra di  ragazzini.

Soltanto che non appena ci lasciava
non era più il ping pong che si giocava
sopra i tavoli, ma il poker… e le carte
uscivan fuori come i soldi da ogni parte.

Quando si era sparsa la voce, tutt’a un tratto
in giro non si vedeva più neanche un gatto,
ma laggiù, dove si andava per giocare
c’era la fila fuori per entrare,

come quelli che adesso… vanno per grattare.
Ancora quel povero prete lo deve sapere
dov’è che dalla sera alla mattina
avevano aperto una bisca clandestina.

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